SORPASSO SULLA BANCA MONDIALE PER PRESTITI
(di Sonia Montrella)
Pechino, 18 gen.- Pechino supera laBanca mondiale nei prestiti ai Paesi in via di sviluppo. A rivelarlo è un'indagine condotta dal Financial Times, secondo cui nel 2009 e nel 2010 la China Development Bank e la China Import Bank –istituti di credito statali -hanno prestato a governi e aziende delle nuove economie emergenti oltre 110 miliardi di dollari. Una cifra che ha sancito il sorpasso della Cina sulla Banca Mondiale – istituzione appartenente all'Onu e creata appositamente per aiutare gli stati in difficoltà - che 'arranca' con soli 100,3 miliardi di dollari erogati dalla metà del 2008 fino alla metà dello scorso anno in risposta alla crisi. Nello specifico, i prestiti concessi dal Dragone sono stati utilizzati in progetti di infrastrutture in Ghana e in Argentina, altre quote sono rientrate invece in accordi siglati con Russia, Brasile e Venezuela per l'estrazione del petrolio (Loan-for-oil). A questi vanno aggiunti inoltre i crediti concessi ad aziende indiane per l'acquisto di attrezzature elettriche.
Secondo quanto riferito dal Financial Times, le statistiche sono state elaborate sulla base degli annunci resi pubblici dalle due banche o dai creditori. I dati della Banca Mondiale riguardano invece i prestiti concessi dalle due istituzioni che la costituiscono: la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo e l'Agenzia Internazionale per lo Sviluppo, il cui denaro è riservato esclusivamente ai Paesi meno sviluppati.A determinare il sorpasso delle due banche cinesi sulla Banca Mondiale sembra siano stati i termini più convenienti di alcuni accordi, spiega il FT che non fornisce però ulteriori dettagli.
Il volume dei prestiti erogati da Pechino riflette la strategia del Dragone di consolidare e approfondire i rapporti con i Paesi emergenti nel tentativo di alleggerire la sua dipendenza con l'Occidente in fatto di esportazioni. Contemporaneamente, essendo parte dei finanziamentidenominati in yuan, Pechino porta avanti un altro obiettivo: quello dell'internazionalizzazione della sua valuta, riducendo così la dipendenza dal dollaro. E allo stesso scopo giorni fa la Banca centrale di Pechino ha autorizzato le compagnie cinesi a effettuare investimenti offshore in renminbi, senza alcun limite al volume massimo consentito.
RISERVE VALUTA ESTERA DA RECORD
(di Antonio Talia)
Pechino, 11 gen.- Balzo da record per le riserve in valuta esteradetenute dalla Cina, ma anche un volume di prestiti erogati dalle banche che supera il tetto fissato dal governo per il 2010: ecco i contenuti della nuova raffica di dati economici diffusi oggi dalle autorità cinesi. E mentre si attendono le statistiche ufficiali su PIL e inflazione -previste per il 20 gennaio -, l'autorevole quotidiano economico China Securities Journal pubblica le indiscrezioni di fonti anonime vicine al governo, secondo le quali l'anno scorso l'economia cinese sarebbe cresciuta di oltre il 10% e il costo della vita sarebbe aumentato complessivamente del 3.3%
Le riserve Forex nei forzieri del Dragone
Erano già le più vaste al mondo, ma nel 2010 hanno registrato un ulteriore aumento da Guinness: i dati resi noti oggi dalla State Administration of Foreign Exchange mostrano che le riserve in valuta estera detenute dalla Cina hanno raggiunto quota 2850 miliardi di dollari, registrando così una crescita del 18.7% rispetto ai livelli del 2009; a determinare il risultato hanno contribuito in maniera determinante gli ultimi due trimestri, nel corso dei quali Pechino ha accumulato rispettivamente 194 e 199 miliardi di dollari in moneta straniera. Nonostante il Dragone non riveli mai l'esatta composizione delle sue riserve Forex, nel settembre dello scorso anno (quando la valuta estera in mano cinese si attestava ancora intorno ai 2450 miliardi di dollari) le solite anonime fonti governative citate dal China Securities Journal rendevano noto che la stragrande maggioranza di esse (65%) era da ritenersi denominata in dollari, seguiti a una certa distanza da bond europei (26%), sterline britanniche (5%) e yen giapponesi (3%), cifre in linea con le proiezioni di economisti e analisti occidentali. E se nei primi mesi del 2010 Pechino sembrava mostrare una certa disaffezione verso i Treasury Bonds Made in USA - smentita poi dagli acquisti attraverso piazze terze come Londra e Hong Kong-, adesso i riflettori sono tutti rivolti verso l'Europa: l'Impero di Mezzo detiene già il 7.3% del debito europeo, ma ha dichiarato di essere interessata ai titoli portoghesi, spagnoli e greci. Questa settimana si attende l'emissione di titoli a lungo e medio termine da parte di Spagna, Portogallo, Olanda, Italia, Germania e Austria, e il vicepremier Li Keqiang ha già dichiarato al primo ministro spagnolo José Luis Zapatero che acquisterà debito spagnolo per circa 6 miliardi di euro. Ma la notizia sul nuovo balzo delle riserve estere del Dragone rischia di avere ripercussioni su una visita di stato di livello ancora più elevato: il presidente Hu Jintao, infatti, volerà la prossima settimana a Washington, dove lo attendono Barack Obama e con ogni probabilità anche nuove polemiche sul tasso di cambio dello yuan. Da tempo gli Stati Uniti chiedono alla Cina di rivalutare la sua moneta – che secondo gli americani viene mantenuta artificialmente al di sotto del valore effettivo - per sanare gli squilibri nella bilancia commerciale tra i due paesi. E il nuovo record nelle riserve forex non mancherà di gettare altra benzina sul fuoco.
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