CONFINDUSTRIA SICILIA: NON SOLO EXPO, MEDITERRANEO NOSTRA CINA
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CONFINDUSTRIA SICILIA: NON SOLO EXPO, MEDITERRANEO NOSTRA CINA

CONFINDUSTRIA SICILIA: NON SOLO EXPO, MEDITERRANEO NOSTRA CINA

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(AGI) - Palermo, 27 ott. - Lo scorso mese di maggio a Catania iGiovani imprenditori di Confindustria, con in testa ilpresidente Federica Guidi, avevano chiesto al governo nazionaleun 'piano Marshall' capace di fare superare al Mezzogiornod'Italia la grave crisi economica e il gap infrastrutturale chene frena lo sviluppo. Nel corso del convegno annuale di Capridel 30 e 31 ottobre, sul tema "Mediterraneo: dall'Europa alGolfo, la rotta verso nuovi orizzonti", i Giovani imprenditoridi Confindustria Sicilia ribadiranno al governo che "non puo'avere in agenda solo l'Expo di Milano e le sia pure graviemergenze nazionali. Anche lo sviluppo della Sicilia e delMezzogiorno e' un'emergenza nazionale, da cui dipende lapossibilita' di intraprendere un percorso di ripresa economicadel Paese". Lo dicono Gianluca Gemelli e Giorgio Cappello,rispettivamente vicepresidente nazionale e presidente sicilianodei Giovani imprenditori di Confindustria, i quali individuanonelle economie del Mediterraneo l'unica vera meta su cui leimprese del Sud Italia possano puntare con forti capacita'competitive, purche' la Sicilia diventi un "hub logistico inzona franca" per intercettare e lavorare le materie prime intransito da destinare ai mercati europei. "Per noi imprenditoridel Sud Italia - dicono Gemelli e Cappello - la 'Cina'possibile e' la Riva Sud del Mediterraneo. Abbiamo pero'bisogno di una politica economica nazionale che ci accompagni esostenga, per non perdere questa opportunita' verso la qualesiamo gia' in ritardo". Confindustria Sicilia, osservano, hagia' stretto importanti accordi economici con la Foi (laConfindustria maltese), e con i governi di Malta, Egitto,Tunisia e Marocco. "Forti di queste esperienze - annunciano -aderiremo con entusiasmo alla proposta di un Comitato deiGiovani imprenditori del Mediterraneo. Ma i governi del Sud delMediterraneo e i nostri partner esteri ci obiettano che icollegamenti diretti sono carenti o inesistenti e che agli alticosti di trasporto si aggiungono quelli proibitivi del regimefiscale e del lavoro". I fondi strutturali e Fas devono essereimpiegate, concludono, con una vera progettualita'infrastrutturale: "E' stata proprio la carenza progettuale delpassato a vanificare un impiego virtuoso delle risorse". (AGI)
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