di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 11 lug. - Era stata condannata a morte per una raccolta di fondi illegale, ma la sentenza è stata oggi trasformata in ergastolo. E' successo a Wu Ying, imprenditrice della provincia orientale dello Zhejiang. La donna era stata condannata a morte in prima istanza nel 2009, ma tre anni dopo, scrive oggi l'agenzia Xinhua, la sua pena era stata commutata in pena di morte con due anni di sospensione, una pena equivalente all'ergastolo. Oggi, la donna ha ricevuto, durante la revisione del processo, la riduzione della pena dal tribunale di Hangzhou, città della provincia costiera dello Zhejiang. L'udienza era aperta al pubblico, contrariamente alla prassi che vuole che questo tipo di processi si svolga a porte chiuse in Cina, e a breve dovrebbero essere visibili anche le immagini su internet, secondo quanto dichiarato all'agenzia Xinhua da un funzionario dello stesso tribunale. La condanna a morte con due anni di sospensione, in base alla legge cinese, può essere commutata in ergastolo o in 25 anni di carcere, se l'imputato non ha ricevuto altre condanne in passato.
Nel 2006, secondo lo Hurun Report, Wu Ying era la sesta donna più ricca del Paese, con un patrimonio personale di 3,6 miliardi di yuan (circa 426 milioni di euro). Wu Ying era finita in manette nel 2007, quando occupava la carica di presidente della Bense Trade Co. Ltd. per una frode nei confronti degli investitori di 380 milioni di yuan (45 milioni di euro) commessa tra il maggio del 2005 e gli inizi del 2007. L'imprenditrice avrebbe ammassato una fortuna mentendo agli investitori e promettendo loro alti ritorni dagli investimenti. La Corte Suprema del Popolo, massimo organo giudiziario della Cina, ha avviato lo scorso anno una riforma del sistema giudiziario che prevede una maggiore autonomia dei giudici dalla politica e una maggiore trasparenza durante i processi.
11 luglio 2014
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