di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 4 lug. - La sofferenze subite nella storia per colpa dell'invasione giapponese e l'attualità degli scambi commerciali uniscono Cina e Corea del Sud, dove si trova in queste ore il presidente cinese Xi Jinping in visita di Stato. Xi ha parlato oggi alla Seoul National University, dove ha ricordato i tempi bui, per entrambi i Paesi, dell'invasione giapponese. "Nella prima metà del Ventesimo Secolo - ha dichiarato Xi - i militaristi giapponesi hanno prodotto barbare guerra di aggressione contro Cina e Corea invadendo la Corea e occupando metà del territorio cinese". Il risentimento nei confronti del passato non chiude, però, le porte a intese future tra i tre Paesi dell'Asia nord-orientale. Nell'incontro avuto con il portavoce del parlamento sud-coreano, Chung, Xi Jinping si è detto d'accordo sull'iniziativa congiunta di pubblicare un libro di storia congiunto con esperti di Corea del Sud, Giappone e Cina per fare luce sulle vicende storiche che i tre Paesi hanno in comune.
L'incontro tra Xi e la presidente sud-coreana Park Geun-hye ha avuto al centro un a minaccia ben più attuale, quella rappresentata dal programma nucleare nord-coreano. Pyongyang ha dato segni di impazienza negli ultimi giorni con tre test missilistici, l'ultimo dei quali, mercoledì sorso, a ridosso della visita di Xi Jinping a Seul: per la prima volta un presidente cinese si reca in viaggio di Stato a incontrare il presidente della parte meridionale della penisola, invece del dittatore di Pyongyang, di cui Pechino resta il maggiore alleato politico e partner commerciale. Cina e Corea del Sud hanno terminato i colloqui con un appello congiunto alla denuclearizzazione della penisola. Non c'è, però, perfetta intesa tra i due capi di Stato su come agire nei confronti del comune vicino: se la posizione di Park è più intransigente, quella del presidente cinese è più incline al dialogo e al negoziato, con l'auspicio che possano riprendere in futuro i colloqui a sei per la dismissione del piano nucleare di Pyongyang. Proprio ieri, il regime retto da Kim Jong-un aveva ottenuto una parziale vittoria sulle posizioni di Cina e Corea del Sud, dopo l'annuncio del Giappone di rimuovere parte delle sanzioni nei confronti del Paese a nord del trentottesimo parallelo.
I due presidenti prenderanno poi parte al business forum, assieme ad altri 420 imprenditori cinesi e sud-coreani. Tra questi, per la Cina, c'era anche Jack Ma, il fondatore di Alibaba, il più grande gruppo di e-commerce cinese che si sta per quotare a Wall Street con un'offerta pubblica iniziale che il mondo finanziario guarda con molta attenzione. Uno dei risultati più importanti dal punto di vista commerciale nel rapporto tra i due Paesi è costituito dal trading diretto nella valute locali, bypassando il dollaro. L'annuncio è stato dato ieri dai governi dei due Paesi, un risultato considerato "un passo in avanti nell'internazionalizzazione del Renminbi", la valuta di Pechino, scrive il quotidiano ufficiale China Daily. Grazie all'accordo verrà anche costituita una stanza di compensazione, o clearing bank, per lo yuan, altro nome della valuta cinese in Corea del Sud. La Cina si impegna a creare le infrastrutture per rendere lo won sud-coreano direttamente convertibile in Renminbi, a Shanghai. L'accordo raggiunto ieri, spiegano la banca centrale sud-coreana e il Ministero delle Finanze in un comunicato congiunto, porterà benefici "visibili" all'economia e servirà per fare diventare Seul uno dei centri dell'internazionalizzazione dello yuan in Asia, dopo Hong Kong e Singapore. La Cina è il maggiore partner commerciale della Corea del Sud con un giro d'affari tra i due Paesi pari a oltre 230 miliardi di dollari, una cifra che conta per circa un quinto dell'intero commercio estero di Seul.
04 luglio 2014
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