COLLOQUI USA-CINA, ACCORDI DI COOPERAZIONE
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COLLOQUI USA-CINA, ACCORDI DI COOPERAZIONE

COLLOQUI USA-CINA, ACCORDI DI COOPERAZIONE

Us-China Strategic and Economic Dialogue
COLLOQUI USA-CINA, ACCORDI DI COOPERAZIONE
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Roma, 11 mag.- Si è conclusa con la firma di un accordo di cooperazione strategica commerciale la due giorni di Colloqui Economici tra la Cina e gli Usa. Il documento, siglato dal vice premier Wang Qishan e dal segretario del Tesoro americano Timothy Geithner, copre quattro aree ritenute dalle due potenze di primaria importanza: macroeconomia, servizi finanziari, commercio, e investimenti e cooperazione internazionale. Lo hanno reso noto le due parti a conclusione del forum senza però scendere nei dettagli. Nessun risultato concreto, invece, sulle questioni più calde, quali l'accesso al mercato americano da parte di aziende cinesi, protezionismo e apprezzamento dello yuan. A Washington, Wang ha fatto pressioni "affinché gli Usa riconoscano la Cina come un'economia di mercato; allentino i controlli sulle esportazioni di articoli high tech e assicurino un trattamento equo alle compagnie cinesi che vogliono investire in America". "E' tempo che questi problemi trovino una soluzione" ha dichiarato Wang, pur ammettendo che si tratta di un processo lungo.

 

Gli Usa, invece, hanno rilanciato con una lunga lista di lamentele che vanno dal protezionismo esercitato dal governo di Pechino a favore delle aziende nazionali, al furto di proprietà intellettuale, all'uso in Cina di software contraffatti. Ma per Washington in cima alle priorità c'è senza dubbio l'apprezzamento dello yuan, seguito subito dall'aumento del tasso d'interesse. Già qualche giorno prima dell'inizio del forum  Geithner aveva fatto sapere che avrebbe sollecitato la Cina aumentare il tasso di cambio della divisa cinese -  secondo gli Usa la Cina manipola la valuta per ottenere dei vantaggi negli scambi con l'estero -, e il tasso d'interesse, allentare i controlli sul sistema finanziario e offrire maggiore accesso alle banche e agli assicuratori esteri che, secondo quanto sostenuto dalla Camera di Commercio americana, "giocano un ruolo insignificante" nel Paese di Mezzo (questo articolo).  "Siamo decisi a chiedere alla Cina di abolire il tetto sul tasso d'interesse dei depositi bancari. Una mossa che porterebbe più denaro nelle tasche dei consumatori cinesi e aiuterebbe il governo a combattere l'inflazione" avevano dichiarato ancora rappresentanti dell'amministrazione Obama. Ma sempre nella capitale statunitense, per bocca del ministro del Commercio Chen Deming, Pechino è tornata a ribadire che "il processo di apprezzamento verrà condotto in modo sano e graduale".

 

A vertice concluso, i 'colloqui' tra le due potenze sono continuati con toni non sempre conciliatori attraverso i media.  In un'intervista pubblicata dalla rivista "The Atlantic", il segretario di Stato Hillary Clinton ha accusato Pechino di voler frenare il corso della storia attraverso la repressione del dissenso. "Hanno paura e si comportano come pazzi, ma non possono farlo. In ogni caso – ha aggiunto la Clinton – "continueremo a cercare dialogo e cooperazione". "Viviamo nel mondo reale e non smetteremo di farlo solo perché riteniamo che in fatto di diritti umani la Cina abbia un atteggiamento deplorevole".  Più pacata la risposta del vice ministro degli Esteri Zhang Zhijun: "Nessun Paese, nemmeno gli Stati Uniti, è perfetto in fatto di diritti umani ed è naturale che ognuno da importanza ad aspetti diversi". "Siamo però aperti a un  dialogo che garantisca rispetto reciproco e la non-interferenza nelle questioni interne".

 

Ma una stoccata è arrivata anche dalla Cina: in una rara intervista, Wang Qishan descrive come "semplice" e retta da pregiudizi la visione americana della Cina. "Non è facile conoscere il nostro Paese perché la cultura orientale è molto diversa da quella occidentale e perché abbiamo alle spalle una civiltà millenaria" ha spiegato il vice premier ospite insieme al segretario del Tesoro statunitense Timothy Geithner del "The Charlie Rose Show". "Gli Usa sono la prima potenza al mondo e il popolo americano è molto semplice. Se chiedi loro di scegliere di conoscere un paese estero la prima scelta ricadrà sull'Europa e la seconda sull'America latina". "Gli americani sono sempre più aperti a conoscere nuove culture e questo non comprende solo la Cina, ma tutti quei Paesi che sono importanti per i nostri interessi" ha ribattuto Geithner rifiutando la visione semplicistica del popolo statunitense. "Le dichiarazioni di Wang evidenziano una maggiore sicurezza da parte delle autorità cinesi. Qualche anno fa una frase del genere non sarebbe mai stata pronunciata dai cinesi" ha commentato Jin Canrong, vice direttore della Scuola di Studi Internazionali della Renmin University.

 

di Sonia Montrella

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