Cina trampolino per il design
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Cina trampolino per il design

Cina trampolino per il design

Settori. Al via la missione di Federlegno arredo che ha portato a Shanghai decine di imprenditori del made in Italy
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La Cina rappresenta una grandissima opportunità per tutte le imprese italiane, comprese quelle del legno-arredo, che non potranno però cogliere appieno il potenziale del mercato cinese se non verranno affrontati con decisione due problemi. Il primo riguarda le dimensioni delle aziende, troppo limitate per consentire alle singole realtà di affermarsi in un mercato così lontano e complesso. Il secondo problema è al tempo stesso culturale e legislativo ed è la contraffazione, che non solo spesso non viene adeguatamente sanzionata, ma non è percepita dalla maggior parte dei cittadini cinesi come un reato. Sono queste, in sintesi, le impressioni degli imprenditori del legno-arredo in trasferta a Shanghai, dove ieri è stata inaugurata la mostra-evento "Timeless time", promossa dall'Istituto nazionale per il commercio estero (Ice) e da Federlegno-arredo (sull'iniziativa si veda Il Sole 24 Ore del 5 settembre).
«La visita al padiglione Italia dell'Expo e i dati record sui visitatori hanno confermato quello che in parte già sapevamo: i cinesi amano tutto ciò che viene dal nostro paese – spiega Alberto Lualdi, titolare dell'omonima azienda lombarda specializzata in porte –. In questo momento la Cina è un'opportunità soprattutto per chi ha prodotti di alta gamma: in valore per noi l'export è ancora limitato, ma di altissima qualità. Abbiamo lavorato con i migliori developer di Pechino, Hong Kong e Shanghai, per i quali arredare appartamenti con mobili made in Italy è un valore aggiunto. Però per le aziende è necessario avere qui una struttura, che sia in grado di offrire anche servizi post vendita. E per le pmi questo può essere un costo non facilmente sostenibile: è quindi importante fare sistema e organizzare missioni come questa, con il sostegno della nostra associazione e dell'Ice».
Giovanni Anzani, amministratore delegato del gruppo Poliform, parte dai dati sull'export per spiegare quali margini di crescita ci siano: «Le esportazioni del settore italiano dell'arredamento verso la Cina sono inferiori a quelle verso la Polonia, 66 milioni di euro contro 69. Si pensi poi a un paese come la Svizzera, che ha cinque milioni di abitanti e assorbe mobili made in Italy per 360 milioni. Il problema però è che i cinesi stanno diventando sempre più bravi a copiare. Ma il nascente ceto borghese, per quanto paradossale sia parlare di borghesia in un paese, sulla carta, comunista, non ha ancora imparato ad apprezzare il valore dell'originale. Nella moda, almeno stando ai dati delle aziende del settore, il cui fatturato cinese aumenta a due cifre, è già diverso: le donne cinesi hanno capito che una borsa Prada o Gucci vera contiene in sé decenni di know how e tradizione ed è per questo che disdegnano le copie. Noi vendiamo molto bene a Hong Kong, in particolare con Varenna, il nostro marchio di cucine: lì i nostri mobili sono un valore aggiunto per le grandi società immobiliari».
Gianluca Marvelli, amministratore delegato di Koh-I-Noor, conferma la necessità di educare il consumatore cinese: «Le aziende specializzate nel settore bagno, come la nostra, hanno un grande futuro in Cina, dove c'è una profonda cultura dell'acqua. Anche qui, come in molti mercati maturi, il bagno viene visto come una stanza da arredare, oltre le sue più strette funzionalità. E per far capire quanto importante sia il design e la qualità del made in Italy sono utilissimi eventi come questo di Shanghai».
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10/09/2010
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