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Il cambiamento più significativo è che milioni di cinesi sono usciti dalla povertà formando così una classe media che, per quanto sia più povera di quella europea o statunitense, dispone per la prima volta di mezzi per consumare più cibo, medicine o elettricità. E questo non sta succedendo solo in Cina: in Turchia, Vietnam, Indonesia, Brasile, Colombia e in molti altri paesi poveri la classe media sta crescendo.
Ma questa grande conquista dell'umanità si trasformerà in una catastrofe per il pianeta? Ci sono tre risposte a questa domanda. La prima viene da Thomas Malthus, il quale nel 1798 spiegò che – se la popolazione cresce più rapidamente della produzione di cibo – le carestie, le malattie e le guerre"riequilibreranno" inevitabilmente la situazione. Il Club di Roma ha sponsorizzato nel 1972 la pubblicazione del libro I limiti della crescita nel quale si prevedeva una catastrofe maltusiana intorno all'anno 2000 e l'esaurimento delle scorte petrolifere nel 1992.
Ovviamente Malthus e i suoi seguaci sottostimano l'impatto delle nuove tecnologie. La rivoluzione verde nell'agricoltura, per esempio, ha portato a raddoppiare in 20 anni la produzione di cereali nei paesi poveri. In generale, oggi il mondo produce molti più alimenti pro capite di quanto non abbia mai fatto in passato e ci sono sempre più tecnologie che permettono lo sfruttamento delle risorse naturali che prima erano inaccessibili.
E questa è la seconda risposta: il problema non è la produzione, ma la distribuzione. Sono in pochissimi a consumare troppo e in troppi a consumare molto poco. Gli Stati Uniti, per esempio, consumano il 25% dell'energia prodotta nel mondo ogni anno, nonostante la popolazione sia pari soltanto al 4,6% del totale mondiale. Un tedesco consuma quasi nove volte più energia di un indiano e trenta volte più di un abitante del Bangladesh. In questa prospettiva, Carlo Marx ha ragione: è necessario raggiungere una distribuzione più equa dei consumi. E questo deve farlo lo Stato, quasi sicuramente con la forza.
La terza risposta va ricercata in un'ottica di mercato: i prezzi e gli incentivi risolveranno il problema. Se c'è carestia, saliranno i prezzi, diminuiranno i consumi e aumenteranno gli incentivi per migliorare l'efficienza e inventare nuove tecnologie per produrre di più a costi inferiori. Se il prezzo del petrolio continua a crescere, il vento, il sole e il mare possono competere con gli idrocarburi. Se il prezzo del cotone continua a salire, ci saranno sempre più produttori che decidono di seminarlo. E questo è già successo, e lo confermano gli incrementi della produzione e le straordinarie innovazioni tecnologiche.
Ciononostante, il problema è che le correzioni dei mercati sono brusche e non risolvono le difficoltà dei consumatori, per i quali qualsiasi contrazione dei consumi (necessaria conseguenza dell'aumento dei prezzi) significa soffrire la fame. Non si risolvono neppure i fallimenti del mercato a livello globale: gli oceani si stanno deteriorando molto rapidamente a seguito dello sfruttamento indiscriminato. E sappiamo che si sta già verificando a causa delle emissioni di Co2 che surriscaldano il pianeta.
Malthus, Marx e i mercati non sono in grado di fornire una risposta adeguata ai difficili problemi causati dalla crescita esplosiva della Cina o dall'espansione della classe media e dei consumi a livello mondiale. Le risposte tecnologiche incentivate dal mercato possono arrivare troppo tardi per prevenire gravi danni a livello sociale e ambientale. Un intervento eccessivo da parte dello Stato per correggere le disuguaglianze impedisce la ricerca di soluzioni che solo i mercati possono trovare. E se si trascurano, i fallimenti del mercato possono rendere il pianeta invivibile.
Le ideologie rigide non ci aiuteranno a cercare vie d'uscita. Bisogna dar fondo a tutte le idee, inventarne di nuove e dare spazio al pragmatismo e alla sperimentazione. In passato, l'umanità ha trovato soluzioni per problemi che sembravano insormontabili. Non c'è motivo di pensare che non ci riuscirà ancora una volta.
(Traduzione di Patrizia Nonino)
twitter@moisesnaim
© RIPRODUZIONE RISERVATA
03/07/2011
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