Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 5 giu. - La Cina rivede al ribasso le stime dell'incidenza dei consumi sul prodotto interno lordo dello scorso anno. Secondo l'ultima revisione dei calcoli operata dall'Ufficio Nazionale di Statistica e visionata da Dow Jones, i consumi hanno inciso per il 50,2% della crescita economica nel 2014, contro il 51,2% precedentemente stimato, mentre investimenti ed esportazioni hanno contribuito rispettivamente per il 48,5% e per l'1,3%. L'anno precedente, invece, in base al ricalcolo, consumi, investimenti ed esportazioni - ovvero le tre motori della crescita economica cinese - hanno contribuito rispettivamente per il 48,2%, per il 54,2% e per il -2,4%.
In base alle nuove stime relative al 2014, i consumi della classe media hanno contato per oltre un terzo del prodotto interno lordo, a quota 37,7%, al livello più alto dal 2006. Nonostante la revisione al ribasso di un punto percentuale, i dati dei consumi mostrano un trend in linea con i piani di crescita del governo cinese e di trasformazione del modello economico orientato maggiormente sui consumi interni più che sugli investimenti guidati dal governo. I nuovi dati riguardano anche il trend di crescita degli ultimi cinque anni, in cui i consumi hanno contribuito mediamente per il 52,9% all'anno, mentre gli investimenti hanno contribuito in media per il 51,2%, e le esportazioni hanno segnato un - 4,1%.
L'economia cinese sta vivendo un periodo di rallentamento. A maggio il settore manifatturiero ha segnato una contrazione per il terzo mese consecutivo, secondo i dati di Hsbc, un segnale, secondo gli analisti della possibilità di nuove misure da parte del governo centrale cinese per favorire la ripresa. Segnali positivi sono invece arrivati il 3 giugno scorso dall'Ocse, che si dice fiduciosa riguardo alla possibilità che Pechino possa evitare un hard landing della sua economia. "Penso che la Cina abbia abbastanza potenza per realizzare la nuova normalità", ha dichiarato il direttore del dipartimento economico, Alvaro Pereira, specificando che il rallentamento della Cina non ha le caratteristiche di un "crash".
05 giugno 2015
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