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Mentre la portaerei George Washington ieri faceva rotta verso il Mar Giallo, il ministero degli Esteri cinese è tornato a far sentire la propria voce. «Siamo contrari - ha spiegato un portavoce del governo - a qualunque atto militare unilaterale condotto senza il nostro consenso nella zona di influenza economica esclusiva cinese» ovvero fino a un massimo di 200 chilometri dalla costa. «La nostra posizione al riguardo - ha proseguito il portavoce - non potrebbe essere più chiara: data l'estrema complessità della situazione nella penisola coreana tutte le parti coinvolte devono mantenere la calma e dare prova di autocontrollo». Una formula non dissimile da quelle impiegate da Pechino nei giorni scorsi per richiamare le parti in causa a un generico senso di responsabilità ed eludere la questione di chi abbia riaperto le ostilità tra Corea del Nord e Corea del Sud.
Come da tradizione, è stata meno sfumata la presa di posizione nordcoreana che, per mezzo dell'agenzia di stampa ufficiale Kcna, ha spiegato che «la situazione nella penisola coreana sta avvicinandosi al precipizio della guerra a causa dei piani sciagurati di quegli elementi dalla pistola facile intenzionati ancora una volta a mettere in scena i loro giochi di guerra contro il nord». Il linguaggio è quello inconfondibilmente colorito di altri tre avvertimenti simili lanciati dal regime nordcoreano in meno di una settimana.
A provocare l'ultima crisi è stato l'improvviso attacco sferrato martedì scorso dall'esercito di Pyongyang contro un'isola sudcoreana. I colpi di artiglieria provenienti dal Nord hanno danneggiato un villaggio e una base militare facendo quattro vittime tra cui due civili e scatenando la reazione delle forze armate del sud. Uno scoppio di violenza non meno improvviso di quello che lo scorso marzo è costato la vita a 46 marinai che si trovavano a bordo di una corvetta sudcoreana affondata da un siluro partito da un mini-sottomarino nordcoreano.
Data l'imperscrutabilità del regime guidato da Kim Jong-il, mettere a fuoco le ragioni dell'attacco di martedì non è facile. Ufficialmente si è trattato di una risposta alle «provocazioni» di Seul che ha recentemente svolto esercitazioni nelle acque al confine tra i due paesi. In realtà potrebbe essersi trattato di una prova di forza compiuta per accrescere il prestigio presso l'establishment militare di Kim Jong-un, il terzogenito del "leader supremo" Kim Jong-il e il suo giovanissimo (25 o 26 anni) erede designato.
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27/11/2010
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