Pechino, 21 set.- Aumenta l'importanza della Cina in seno al Fondo Monetario Internazionale: secondo quanto riportato da diversi media cinesi, la quota di partecipazione detenuta da Pechino verrà portata a circa il 6% rispetto all'attuale 3.9%, pari a quella controllata da Tokyo. In crescita anche le quote attribuite ad altre economie emergenti, come India, Corea del Sud, Indonesia e Brasile, mentre potrebbe essere ridotto il ruolo di alcuni paesi europei: "Si tratta di un riconoscimento della crescente rilevanza dei paesi emergenti - ha dichiarato al quotidiano cinese Global Times l'analista di Industrial and Commercial Bank of China Jiang Sui - e l'aumento della quota cinese è completamente in linea con le nostre aspettative. La crescita economica cinese e le performance mantenute nel corso della crisi finanziaria globale rendono il paese capace di assumersi ulteriori responsabilità all'interno delle istituzioni finanziarie internazionali. Inoltre, se in passato il ruolo dell'FMI era limitato all'aggiustamento degli squilibri internazionali, adesso si è ampliato per fornire maggiori sostegni agli stati membri che devono fronteggiare situazioni finanziarie instabili".
La richiesta di maggiore voce in capitolo sulle decisioni del Fondo Monetario Internazionale era già stata avanzata al termine del vertice BRIC (Brasile,Russia, india, Cina) tenutosi a Brasilia nell'aprile scorso: "Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale soffrono di un deficit di legittimità - si leggeva nel comunicato congiunto dei leader delle quattro nazioni - e la riforma delle strutture di governance di queste istituzioni richiede per prima cosa uno spostamento del potere di voto a favore delle economie emergenti e di quelle in via di sviluppo, per riflettere una partecipazione ai processi decisionali in linea con il loro peso effettivo nell'economia mondiale". Mentre la quota cinese aumenta, al Fondo Monetario Internazionale sembrano intensificarsi anche i conflitti tra USA e Ue: laddove gli americani sostengono che le porte dell'FMI siano state aperte a troppi paesi europei, l'Unione polemizza sull'eccessiva importanza degli Stati Uniti nell'istituzione. La quota di rappresentanza detenuta da un paese si basa su fattori come il Prodotto Interno Lordo, le riserve in valuta estera e le proiezioni sulla capacità di crescita; Germania, Francia e Regno Unito si piazzano attualmente al terzo, quarto e quinto posto alle spalle di USA e Giappone, ma dopo la crisi finanziaria globale era apparso chiaro a tutti che un assetto in cui l'Olanda occupa un ruolo maggiore della Cina non rifletteva più la reale situazione internazionale. All'inizio dell'anno era stata ufficializzata la nomina di Zhu Min, vicegovernatore della Banca centrale di Pechino, a special adviser dell'FMI, carica che ha iniziato ad occupare nel maggio scorso. I periodici rapporti del Fondo Monetario Internazionale continuano a prevedere un andamento sostanzialmente stabile per l'economia del Dragone, pur evidenziando continuamente come la valuta cinese sia tuttora al di sotto del suo valore effettivo.
© Riproduzione riservata