Pechino, 14 dic.- Torna a salire la tensione nel Pacifico dopo la decisione di Pechino di inviare la più grande nave pattuglia del Paese nel Mar Cinese Orientale. Il pattugliatore Haijian 50, dal peso di oltre 3.000 tonnellate edotato della tecnologia più avanzata, è salpato martedì dal porto diXiamen diretto verso le acque che separano la Cina dal Giappone e dallaCorea. Nei prossimi giorni, il vascello toccherà le isole Rixiang,Suyan, Pinghu e, infine, le Chunxiao, ha riferito al quotidiano cinesein lingua inglese Global Times Liu Zhengdong, capo della flotta navalenel Mar Cinese Orientale del corpo di pattugliamento marittimo cinese. Scopo della 'crociera' – si legge ancora sul Global Times-: sorvegliare le acque e, soprattutto, gli interessi nella regione.
Una mossa che di certo farà storcere il naso ai vicini di casa con cui la Cina ha da tempo un contenzioso aperto per la sovranità territoriale degli arcipelaghi. A poco più di un anno dall'incidente del peschereccio cinesetrovato a largo delle isole Diaoyu/Sengaku e il successivo arresto delcapitano dell'imbarcazione, che sancì la rottura delle relazionidiplomatiche sino-giapponesi (questo articolo), la temperatura dei rapporti tra il Dragone e il Sol Levante rischiadi scendere di nuovo a livelli bassissimi. In particolare Tokyopotrebbe non gradire la tappa dell'Haijian 50 nelle Chunxiao, isoledisabitate, ma con un sottosuolo ricco di gas e risorse naturali.
Le Chunxiao – Shirakaba per i giapponesi - sono da tempo oggetto di contesatra le due potenze asiatiche: il territorio rientra infatti in partesotto il controllo cinese secondo quanto stabilito dalla ChineseExclusive Economic Zone (CEEZ), e per circa 4 kilometri sotto ilcontrollo del Sol Levante. Una 'convivenza' forzata che ha dato vita amalcontento e dispute tra il Giappone e la Cina per l'egemonia delle isole,l'ultima delle quali risale ad appena un anno fa quando la tv nipponicamandò in onda delle immagini riprese dall'aviazione giapponese chemostravano squadre cinesi in procinto di trivellare il suolo conteso.Un'accusa cui Pechino rispose affermando che si trattava di semplicilavori di riparazione (questo articolo).
Ma non è solo il Giappone a guardare con sospetto le mire espansionistiche di Pechino nell'Oceano Pacifico. In cima agli interessi del Dragone c'è infatti soprattutto il Mar Cinese Meridionale dove da tempo Vietnam, Filippine, Malaysia, Taiwan, Brunei e naturalmente la Cina si sfidano per la sovranità territorialedelle Spratly e delle Paracel, anch'essi arcipelaghi disabitati, maricchi di risorse energetiche. In questo scacchiere si inserisconoanche gli Stati Uniti che mirano a mantenere il libero commercio nellaregione, ad accrescere la loro influenza nella regione tramite lealleanze con i vicini di casa del Dragone e a contenere l'ascesa diquest'ultimo.
Sebbene la tensione monti da tempo, le acque del Pacificonon sono mai state tanto agitate come nelle ultime settimane a causadelle recenti mosse dei due principali attori: Washington e Pechino."Per gli Stati Uniti il Ventunesimo Secolo sarà il secolo del Pacifico"ha detto Clinton qualche settimana fa all'apertura del vertice APEC(Asia- Pacific Economic Cooperation). Un attivismo interpretato daosservatori - cinesi e non solo - come una forma di contenimento cheWashington intende attuare nei confronti di Pechino. E il contenimentoarriverebbe da un doppio fronte: economico, con la creazione della piùgrande zona di libero scambio di tutto il mondo, e militare, conl'impegno siglato a Camberra di una task force marittima americanacomposta da 2500 soldati.
La risposta della Cina non ha tardato ad arrivare: "Preparatevi acombattere" ha ordinato un esplicito Hu Jintao alla Marina cinesequalche giorno dopo l'accordo di Camberra. "E' necessario accelerarecon forza la trasformazione e la modernizzazione della flotta. Preparatevi a combattere in modo da dare un maggior contributo alla salvaguardia della sicurezza nazionalee della pace mondiale" ha detto il presidente cinese alle forze navalidell'Esercito di Liberazione Popolare pur senza fare riferimenti agliUsa.
Intanto il Dragone continua a guardarsi intorno puntando ad altri lidi: quelli delle Seychelles che potrebbero diventare una nuova base operativa delle forze armate cinesi. Secondo il Wall Street Journal il governo dell'arcipelago ha offerto a Pechino dal 2010 la possibilità di ospitare le navi da guerra impegnate nelle operazioni anti-piraterianelle acque del Corno d'Africa, i rifornimenti e una base per aereimilitari da ricognizione. Il ministro degli Esteri locale, Jean-PaulAdam, ha discusso dell'offerta questo mese con il ministro della Difesacinese, il generale Liang Guanglie (questo articolo).Una prospettiva sgradita soprattutto per l'India che da tempo osservacon interesse e preoccupazione le mosse della Cina nella regionedell'Oceano Indiano, corridoio di navigazione strategico per lacomunicazione tra l'Asia con l'Europa e il Medio Oriente.
di Sonia Montrella
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