Cina: il più grosso deficit dell'Italia

di Sonia Montrella
Roma, 22 mar.- "La Cina è il più grosso deficit commerciale dell'Italia": ne è convinto Riccardo Monti, consigliere del ministro dello Sviluppo Economico e l'internazionalizzazione Corrado Passera, intervenuto giovedì mattina al workshop "Investire in Italia: vantaggi e opportunità", organizzato a Roma da Invitalia e con il sostegno di ICE, ministro dello Sviluppo Economico, Fondazione Italia-Cina e Confindustria. Per avere un'idea della dimensione dell'evento basta dare un'occhiata ai numeri dell'appuntamento romano: quasi 20 aziende cinesi, 60 italiane e più di 100 incontri business2business per un'opportunità che sta a "cuore all'intero Paese sempre più interessato ad attirare investimenti esteri" ha commentato il presidente di Invitalia Giancarlo Innocenzi.
"Serve più Cina" ha esortato Riccardo Monti. "E quando dico 'più Cina' mi riferisco a quello che diceva ieri il ministro Passera riguardo il grosso ritardo che l'Italia deve recuperare nei settori del trade, del turismo, dell'export e degli investimenti bilaterali". Conoscendo il grande interesse mostrato dai cinesi nei confronti i prodotti italiani, sostiene Monti, "non si spiega perché gli scambi tra i due Paesi siano un quarto di quelli della Francia e 1/5 della Germania, e perché il trade complessivo sia metà di quello della Francia e un terzo di quello della Germania". Per il consigliere è arrivato il momento di riavviare relazioni economiche profonde colmando le lacune del Belpaese.
Secondo le stime, ha spiegato ancora Monti, 3.000 aziende cinesi hanno mostrato il loro interesse a investire in Europa. Al primo posto della classifica delle destinazioni favorite c'è la Germania e poi Italia e Francia a pari merito. Tuttavia la Francia ha attirato investimenti 4 volte maggiori. "La Cina è la priorità per l'Italia".
Dalla teoria alla pratica: "la prossima settimana il presidente Mario Monti volerà a Pechino. E in vista di ciò, siamo al lavoro per studiare il 12 piano quinquennale e capire in quali delle 7 macroaree (Telecomunicazioni, biotecnologie, nuove energie, nuovi materiali, macchinari di alto livello, fonti energetiche e rinnovabili, automobili verdi) possiamo inserirci".
"Oggi sono presenti in sala diverse aziende cinesi operanti nei settori più disparati, dall'high-tech al carbone, al meccanico all'elettronico, all'immobiliare" ha osservato Wang Guiqing, vice presidente della Camera di Commercio cinese CCCME. "Il mondo finanziario cinese presta molta attenzione all'evento. Ieri i nostri imprenditori hanno visitato il porto di Roma che ha fatto loro un'ottima impressione, tanto che stiamo studiando la legislazione per valutare eventuali opportunità di business". Dal canto loro, le imprese italiane, sostiene Wang, devono puntare alle medie città "vi invito a prestare molta attenzione a queste realtà per avviare collaborazioni".
Come? 'Sfruttando' finanziamenti previsti dal dodicesimo piano quinquennale e rivolti a imprese straniere che si distinguono per il know how, ha spiegato Jiang Yaoping, vice ministro del Commercio Cinese. "La Cina è particolarmente interessata a collaborazioni che puntino a rafforzare il settore tecnologico e la protezione ambientale. E l'Italia si distingue per l'alta competenza in settori quali l'Alta velocità, Metro, settore Aeronautico, nel campo delle biotecnologie e dell'Agricoltura". "Nello stesso tempo – ha concluso Jiang - è necessario che entrambe le parti rifuggano da qualsiasi forma di protezionismo".
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