Milano, 19 nov. - L'Italia "vuole essere un ponte culturale e politico verso la Cina", attore globale "fondamentale" per la "stabilità regionale di un'area del mondo alla quale tutti guardano con rinnovato interesse". Intervenendo alla cena di gala organizzata in suo onore dalla Fondazione Italia-Cina, Franco Frattini ha illustrato la linea d'azione lungo la quale il governo si vuole muovere per rafforzare parternariato e collaborazione con questo Paese che - ha sottolineato - è ormai desueto definire emergente, perché "è già emerso". Ad ascoltarlo, il presidente della Fondazione Italia-Cina, Cesare Romiti, il nuovo ambasciatore italiano a Pechino (leggi questo articolo), Attilio Massimo Iannucci, e il console a Shanghai, Vicenzo De Luca, entrambi in attesa di insediamento.
Nel dialogo con la Cina, ha spiegato il titolare della Farnesina, "ci vuole piu' Europa", mentre finora i Ventisette hanno avuto nei confronti di Pechino un "dialogo distratto": l'iniziativa europea verso la potenza emergente si e' "frazionata in tanti comitati che non hanno portato ad alcun risultato". In diversi casi, ha continuato, "quando occorreva una decisione politica, si è vista emergere la riluttanza e la debolezza" dell'Europa. A questo proposito, Frattini ha citato il caso dell'embargo alla vendita di piccole armi alla Cina: in questo ambito, l'incertezza di alcuni Paesi a rimuovere il divieto è stata, a suo avviso, "segno che l'Ue non considera la Cina un partner affidabile tanto da vendergli le pistole". Al contrario, ha insistito il ministro, "l'Italia non ha avuto esitazioni a dire che la Cina merita lo status di un'economia di mercato". Frattini ha ricordato il ruolo "fondamentale" di Pechino nella politica internazionale: nella stabilizzazione dell'area Pakistan-Afghanistan, dell'Africa, e, in particolare, del Sudan, dove tra qualche mese si terrà il referendum per la separazione della parte meridionale del Paese. "Chi può negare il ruolo della Cina nel convincere l'Iran a sospendere un programma nucleare pericoloso per il mondo intero?", ha chiesto il capo della diplomazia italiana, secondo il quale, su questo dossier, Pechino ha, da una parte, "dimostrato flessibilità nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, adottando le sanzioni" contro Teheran, ma, allo stesso tempo, "ritiene giustamente che non si debba tagliare il filo del dialogo". "Il nostro Paese - ha chiarito - è sulla stessa lunghezza d'onda".
Sul rispetto dei diritti umani in Cina la posizione italiana è netta e differisce in parte da quella assunta da alcuni leader occidentali. "Noi non siamo un Paese che punta il dito, ergendosi a giudice", ha spiegato Frattini, sostenendo che questo è il messaggio che Giorgio Napolitano ha portato al presidente cinese, Hu Jintao, nella recente missione a Pechino. Secondo il capo della diplomazia italiana, lo sviluppo e il riconoscimento dei diritti della persona e' un valore comunque imprescindibile, ma, nell'analisi della situazione cinese, i Paesi occidentali devono essere più "rispettosi" ed evitare di prescindere dalla "valutazione" e dalla "conoscenza" della cultura locale. "Non è giusto - ha avvertito - il metodo di chi prima giudica e poi ascolta".
Dal canto suo, Iannucci ha auspicato che il prossimo anno segni il "punto di svolta per il rafforzamento del parternariato tra Italia e Cina" per una collaborazione che investa molti ambiti e vada "oltre la semplice esportazione di beni e la delocalizzazione". L'obiettivo, ha spiegato, è quello di "creare sul territorio cinese tante piccole Italie che soddisfino la crescente domanda di made in Italy in Cina". I settori in cui è possibile incrementare la cooperazione sono, a suo giudizio, la meccanica strumentale, il design e il settore aerospaziale. Mentre il grande interesse cinese verso l'Italia come meta turistica è "un'opportunità che il nostro Paese non deve perdere".
"Frattini ha riconfermato la rilevanza che la Cina ha assunto nel panorama internazionale, e quanto sia importante che le relazioni bilaterali siano sempre improntate alla massima cooperazione", ha commentato Romiti. "Fino a poco tempo fa, molti in Italia percepivano la Cina come una minaccia, ma è con grande soddisfazione che oggi vediamo crescere, sia da parte del mondo politico che imprenditoriale, la volontà di lavorare insieme in un'ottica di reciproco vantaggio".
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