CINA: FMI, DOMANDA RESTERA' BASSA PER RIEQUILIBRIO CRESCITA

Eugenio Buzzetti

 

Pechino, 28 set. - La domanda cinese rimarrà bassa in futuro per effetto della trasformazione del modello economico di Pechino. Nell'ultimo World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale analizza la fase di transizione economica cinese da un modello sempre più orientato sui consumi interni e sull'innovazione invece che sulle esportazioni e gli investimenti. A risentire del cambiamento saranno soprattutto i partner commerciali asiatici, i volumi del commercio globale previsti ancora bassi, i mercati finanziari su cui potranno permanere incertezze e i Paesi esportatori di commodities, che dovranno procedere all ricerca di nuovi motori per la crescita. "In Paesi con importanti legami commerciali con la Cina", sottolineano i ricercatori del Fondo Monetario Internazionale, "occorrono aggiustamenti per sostenere una domanda permanentemente più bassa" proveniente da Pechino.

Nel primo semestre 2016, l'economia cinese si è stabilizzata attorno a una crescita del 6,7%, che nonostante segnali positivi negli ultimi mesi, rimane ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni: per l'ultimo trimestre di quest'anno, l'Accademia Cinese di Scienze Sociali prevede una crescita del 6,6%, in lieve diminuzione rispetto ai livelli attuali, mentre la Cina dovrebbe chiudere il 2016 con una crescita media del 6,7%. Una riduzione della domanda da parte cinese potrebbe avere effetti a breve e lungo periodo in base al grado di esposizione nei confronti della Cina dei vari partner commerciali, anche se una transizione ben gestita dalla Cina potrebbe avere effetti positivi sulla crescita globale nel lungo periodo.
 
A perdere, nel breve, saranno gli esportatori di materie prime, i cui prezzi sono previsti rimanere bassi, a causa della diminuzione della domanda da parte di Pechino, mentre alcuni Paesi come Vietnam e Cambogia potrebbero prendere il posto della Cina, che sta lavorando per ammodernare la propria industria, come Paesi produttori di beni di largo consumo. La Cina, conclude l'istituto diretto da Christine Lagarde, deve però accettare il rallentamento e gestire la transizione verso il nuovo modello di crescita. A Pechino, il Fmi, che nell'ultimo rapporto avverte contro i rischi del protezionismo a livello globale, chiede di comunicare in maniera trasparente le proprie scelte economiche, finanziarie e monetarie, tra cui anche i cambiamenti nel tasso di cambio della propria valuta, lo yuan, che tra pochi giorni entrerà nel paniere di valute che compongono i Diritti Speciali di Prelievo.

 

28 SETTEMBRE 2016

 

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