Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 19 giu. - Cina e Stati Uniti si preparano al dialogo strategico ed economico di settimana prossima a Washington, divisi dalle polemiche sul ruolo assertivo della Cina nelle isole del Mare Cinese Meridionale, dalle accuse di cyber-spionaggio e dalle divergenze sul piano dei diritti umani. L'attesa per il dialogo di settimana prossima è diversa a cominciare dai toni. Washington, tramite Daniel Russel, consigliere per L'Asia orientale dell'amministrazione Obama, fa sapere che gli Usa non metteranno da parte le differenze che dividono le due sponde del Pacifico, mentre Pechino batte sulla necessità di limarle in vista della visita negli Stati Uniti del presidente Xi Jinping a settembre prossimo.
Le dichiarazioni dei giorni scorsi del Ministero degli Esteri cinese sulla fase di realizzazione ormai "quasi terminata" delle infrastrutture presenti sulle isole contese nel Mare Cinese Meridionale non è stata accolta con piacere a Washington anche se le divergenze "non sono fondamentali", secondo Russel. "Molto problematica", invece, la situazione delle Ong, bersaglio di una bozza di legge che, se entrerà in vigore, ne restringerà fortemente le attività. Russel ha poi confermato che non mancheranno, durante il dialogo, i riferimenti allo spionaggio informatico, dopo il caso dei dati di quattro milioni di funzionari, sia in servizio che in pensione, dell'Office of Personal Management statunitense, hackerati da pirati informatici che Washington ritiene collegati al governo cinese.
L'edizione di quest'anno dello Us-China Strategic & Economic Dialogue, rappresenta la tappa più importante nelle relazioni tra le due potenze prima dell'incontro dei due leader alla Casa Bianca, secondo gli analisti della Brookings Institution. Per Cheng Li, direttore del John L. Thornton China Center, sono due le questioni fondamentali da affrontare nei prossimi giorni: la divisione delle due principali economie del pianeta sulla globalizzazione e le minacce provenienti dal cyber-spazio. Come esempio di quest'ultimo caso, Li cita il presunto attacco nordcoreano alla Sony dopo l'uscita del film satirico "The interview", che racconta la rocambolesca vicenda di due giornalisti alle prese con un'intervista al dittatore nord-coreano, Kim Jong-un. "Stati Uniti e Cina dovrebbero prendere l'iniziativa di stabilire norme internazionali, procedure tecniche e meccanismi di gestione del rischio nel cyber-spazio prima che sia troppo tardi". Cina e Stati Uniti sono poi divise da diverse visioni della globalizzazione, con il rischio di formare due blocchi economici distinti. "E' decisamente ironico che Cina e Stati Uniti, i due maggiori beneficiari della globalizzazione economica, stiano costruendo blocchi economici separati, delineati dalla Asian Infrastructure Investment Bank per la prima e dalla Trans-Pacific Partnership per i secondi".
L'economia, anche secondo altri esperti della Brookings Institution, sarà al centro dei colloqui dei prossimi giorni, a cui prenderanno parte, per gli Stati Unti, il segretario di Stato, John Kerry, e il segretario al Tesoro, Jacob Lew, e per la Cina, vice primo ministro, Wang Yang, e il consigliere di Stato, Yang Jiechi, già ministro degli Esteri di Pechino. "Quest'anno - spiega David Dollar, senior fellow di politica estera e sviluppo economico globale - il rischio di default della Grecia e della sua uscita dall'euro, e le implicazioni dell'uscita dal quantitative easing della Federal Reserve saranno tra gli argomenti di discussione". Sul piano bilaterale ci sarà anche spazio per una discussione sul trattato bilaterale sugli investimenti, dove l'analista prevede ancora difficoltà nell'accordo per le lunghe "negative lists" espresse da entrambe le parti. Il dialogo, giunto alla settima edizione, dovrà avere come scopo finale quello di "aggiornare" il rapporto tra le due potenze, secondo Daniel B Wright, nonresident senior fellow del John L. Thornton China Center. "Il rapido cambiamento degli scenari interni e globali chiede a Washington e a Pechino di riarticolarsi e di seguire il significativo sovrapporsi del diagramma di Venn della loro relazione. Forse - conclude Wright - è quello che Pechino intende con l'espressione 'un nuovo tipo di relazioni tra grandi potenze'".
19 giugno 2015
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