di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 9 set. - Le sanzioni alla Russia decise nella serata di ieri dall'Unione Europea, che potranno essere riviste in base ai progressi della situazione sul campo nella crisi tra Russia e Ucraina, hanno avuto come effetto quello di avvicinare ulteriormente Mosca a Pechino, che negli ultimi giorni hanno rinnovato l'intesa energetica dopo la visita in Russia del vice premier esecutivo cinese, Zhang Gaoli. Mentre Mosca minaccia ripercussioni politiche e minaccia il divieto di sorvolo del proprio spazio aereo alle compagnie di bandiera occidentali, a trarre vantaggio dal braccio di ferro tra Mosca e Bruxelles, sembra essere Pechino.
Proprio in occasione della visita dell'alto funzionario cinese, il presidente russo, Vladimir Putin aveva riservato una sorpresa: la decisione, a lungo attesa da parte cinese, di fare entrare la maggiore National Oil Company del Dragone, China National Petroleum Corporation (CNPC) in uno dei giacimenti più promettenti del Paese, quello di Vankor, con riserve stimate in 520 milioni di tonnellate di greggio e 95 miliardi di metri cubi di gas. La proposta è arrivata dallo stesso Putin, che a Zhang ha dichiarato che per gli amici cinesi "non ci sono restrizioni" all'ingresso nel giacimento. Zhang ha accolto la proposta ribadendo che Pechino rimane un "partner affidabile" per Mosca, ma l'invito del numero uno del Cremllino ha preso di sorpresa proprio il gruppo petrolifero cinese, secondo quanto scrivevano nei giorni scorsi i quotidiani di Taiwan non allineati con il PCC. CNPC non ha ancora dato una risposta formale all'invito formulato da Putin a Zhang Gaoli, che era in Russia negli ultimi giorni di agosto per partecipare alla cerimonia di inizio dei lavori della condotta "Power of Siberia", una delle più importanti pipeline che convoglieranno il greggio russo in Cina. Ancora da definire, sarebbero, poi, i dettagli della trattativa, come la percentuale che entrerebbe in mano ai cinesi, il prezzo delle azioni e i diritti degli azionisti.
Il mercato cinese è sempre più appetibile per Mosca non solo per l'ostilità dell'Occidente riguardo alla sua politica in Ucraina. Altri fattori interni cinesi concorrono a rendere sempre più interessante il ruolo di Pechino nella diversificazione del portafoglio di clienti russo: il prezzo del gas è in aumento all'interno del Paese, grazie alla crescita della domanda, in aumento su base annua dell'11,4% nel 2013. Dall'anno scorso la Cina è il maggiore importatore di petrolio al mondo, con volumi che arriveranno, in prospettiva, a toccare i 9,2 milioni di barili al giorno entro il 2020, secondo i calcoli dell'International Energy Agency, l'agenzia parigina che traccia il profilo globale del settore energetico.
I rapporti tra CNPC e i gruppi russi hanno una storia lunga alle spalle. Il Financial Times, nei giorni scorsi, ha ricordato come la stessa CNPC aveva concesso un prestito di 25 miliardi di dollari a Transneft e Rosneft nel 2009 in cambio di forniture di greggio, per la costruzione di una linea di condotte dalla Russia alla Cina. Lo stesso contratto per la maxi-fornitura trentennale di gas da 400 miliardi di dollari firmato da CNPC e Gazprom nel maggio scorso sembra costituire una vittoria per la Cina - scriveva il quotidiano della city - che ha spuntato un prezzo più basso di quanto avrebbe voluto il gigante russo degli idrocarburi, nonostante la cifra esatta del contratto sia tuttora coperta dal segreto.
L'intesa tra Mosca e Pechino nel settore energetico è allo stesso tempo salda su più fronti. Gli accordi tra Russia e Cina, con in primo piano la stessa CNPC, riguardano anche il settore del gas naturale liquefatto (LNG) in crescita in Cina. A margine del maxi-accordo CNPC-Gazprom, il gigante cinese degli idrocarburi ha firmato un contratto ventennale con il gruppi Yamal, attivo nelle regioni artiche della Russia, per tre milioni di tonnellate di LNG all'anno. Rosneft, il maggiore gruppo del greggio cinese, invece, ha firmato un accordo con Tianjin Refinery per la costruzione di un impianto di raffinazione congiunto che a pieno ritmo produrrà 16 milioni di greggio lavorato all'anno. Sinopec, infine, ha in corso un'intesa per la cooperazione energetica con Sibur, gruppo del petrolchimico russo sia sul versante della cooperazione commerciale, che in quello più tecnico della lavorazione dei prodotti grezzi.
9 settembre 2014
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