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Dopo la flessione di 200 punti base in risposta alla crisi finanziaria, la banca centrale cinese ha alzato due volte di 50 punti il tasso base nel quarto trimestre 2010. Secondo Hansson, la Cina potrebbe procedere a "piu' rialzi" del tasso quest'anno. Ma ha aggiunto che Pechino dovra' stare attenta a non "reagire in modo eccessivo" per evitare il rallentamento della crescita. Per combattere l'inflazione, che ha raggiunto il 5,1% nel mese di novembre, il livello piu' alto dalla crisi finanziaria, il governo cinese ha anche ripetutamente alzato le riserva obbligatoria delle banche, limitando il volume di nuovi prestiti che possono gonfiare la massa monetaria e alimentare gli aumenti dei prezzi.
Pechino sottolinea inoltre come la politica monetaria ultra-accomodante degli Stati Uniti determina un flusso di liquidita' e crea inflazione nei paesi emergenti, Cina inclusa. Sebbene che i flussi di capitale verso l'Asia orientale siano aumentati del 52% nel 2010, non sono la causa del problema inflazione in Cina, ha tuttavia stimato Vikram Nehru, capo economista della Banca Mondiale, in teleconferenza da Washington.
"Le misure di stimolo fiscale e monetario sono all'origine del rialzo dei prezzi in Cina , esacerbati dai problemi di approvvigionamento sul fronte alimentare", ha detto Nehru.
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