Cina: banche riducono prestiti a finanziarie a controllo pubblico locale
ADV
ADV
Cina: banche riducono prestiti a finanziarie a controllo pubblico locale

Cina: banche riducono prestiti a finanziarie a controllo pubblico locale

di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 27 ago - Due delle piu' grandi banche cinesi hanno ridotto i prestiti a societa' controllate da alcuni governi locali a causa dei problemi di solvibilita' che presentano. Lo scrive il Wall Street Journal, citando il presidente di Bank of China, Li Hui, che ha ridotto la sua esposizione verso alcune entita' appartenenti ad amministrazioni locali a 419 miliardi di yuan (48,5 miliardi di euro), in calo di 4,6 miliardi di yuan da dicembre, mentre nello stesso periodo i prestiti complessivi erogati da Bank of China sono aumentati del 9,8%. La China Construction Bank, invece, ha tagliato dell'11% a 580 miliardi di yuan i prestiti a societa' che fanno capo ai governi locali tra dicembre 2009 e giugno 2010. Le autorita' locali cinesi non hanno il permesso di chiedere finanziamenti direttamente alle banche, per cui hanno creato delle societa' (in particolare le cosiddette "itic's") attraverso le quali fare ricorso agli istituti di credito. La Commissione di regolamentazione bancaria a giugno aveva criticato "una gestione inadeguata del rischio" per il settore e sottolineato "i rischi potenziali crescenti" dei prestiti a queste societa' a controllo locale. Lo scorso anno le banche cinesi hanno finanziato progetti infrastrutturali e immobiliari per cifre senza precedenti, seguendo l'invito di Pechino a sostenere l'economia. A luglio 2010 alle banche devono ancora essere rimborsati 7.660 miliardi di yuan (886,3 miliardi di euro) da chi sta realizzando tali progetti e di questi, il 23% avra' problemi a farlo, stando a quanto diffuso dalla stampa ufficiale cinese. I prestiti a rischio ammontano quindi a 1.760 miliardi di yuan (203,6 miliardi di euro). Nel corso del 2009 i prestiti concessi in Cina sono quasi raddoppiati arrivando a 9.600 miliardi di yuan, ai quali vanno aggiunti i 4.000 miliardi di yuan del piano di rilancio per l'economia voluto dal governo di Pechino.
ADV