Cina all'attacco: « Usa inaffidabili»
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Cina all'attacco: « Usa inaffidabili»

Cina all'attacco: « Usa inaffidabili»

MERCATI E RISPARMIO - Il declassamento americano
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TOKYO. Dal nostro inviato
L'umiliazione che Standard & Poor's ha inflitto agli Stati Uniti revocando il rating di Tripla A - con le possibili conseguenze sui mercati finanziari e sull'economia globale - scatena i media cinesi con attacchi a testa bassa e ironie feroci, mentre il Giappone teme l'approssimarsi di un nuovo record storico dello yen - in grado di affossare la sua ripresa - a dispetto del suo costoso intervento di giovedì scorso sui mercati valutari.
Per lo "Zio Sam", ha scritto in un commento durissimo l'agenzia Xinhua, «sono ormai finiti i tempi in cui sperperare a piacere i prestiti illimitati presi all'estero». Anzi, secondo il megafono di Pechino, la vera soluzione sarebbe una «supervisione internazionale» sull'emissione di dollari ossia una sorta di commissariamento del Ministero del Tesoro di Washington da parte della comunità internazionale; oppure, meglio ancora, «una nuova moneta, stabile e garantita come riserva globale, può anche essere un'opzione per evitare una catastrofe causata da un singolo paese». Anziché mettere a repentaglio la stabilità finanziaria e l'economia mondiale, Washington dovrebbe pensare piuttosto a tagliare le sue ingenti spese militari e di welfare e curare la sua «dipendenza» (nel senso che si dà a quella dei drogati) dal debito «ripristinando il principio di buon senso secondo cui bisogna vivere secondo i propri mezzi». Gli States dovrebbero anche «smetterla con la vecchia abitudine di consentire alle politiche elettorali interne di prendere in ostaggio l'economia globale».
Tutte affermazioni opinabili, mentre meno attaccabile è la considerazione preliminare secondo cui «la Cina, in quanto principale creditore dell'unica superpotenza mondiale, ha tutto il diritto di esigere che gli Stati Uniti affrontino i problemi strutturali del debito e assicurino la sicurezza degli asset cinesi in dollari». Improntati a pessimismo e allarmismo sono stati alcuni commenti di economisti e accademici cinesi. Per Li Jie del Reserves Research Institute presso l'Università centrale di finanza e economia, è ora probabile un «caos sui mercati finanziari internazionali, almeno nel breve termine. Per la Cina l'impatto più diretto sarà sul valore delle sue riserve valutarie. Così sarà costretta a considerare investimenti di altro tipo: i Treasuries americani non sono più sicuri». Altri esperti cinesi insistono sulla possibilità che la Federal Reserve decida - con un effetto di ulteriori incertezze sui mercati - una nuova fase di allentamento quantitativo non tanto o non solo per cercare di rilanciare una economia in decelerazione, ma perché costretta a comprare lei stessa Treasuries che investitori esteri potrebbero trascurare. È vero che gli investitori attendono con ansia l'apertura di domani dei mercati asiatici; tuttavia non mancano gli analisti che si aspettano una reazione iniziale contenuta alla mossa di S&P's, in quanto ormai nell'aria da tempo. Inoltre i Treasuries sono reduci da giorni paradossalmente felici, in quanto premiati dal disimpegno degli investitori dai tradizionali asset di rischio.
Sicuramente non venderà dollari il Giappone, che ne ha appena acquistati sul mercato aperto per oltre 50 miliardi (secondo le ultime stime) in un tentativo unilaterale e azzardato di frenare l'ascesa dello yen. Logico che, ufficiosamente, ieri funzionari del governo di Tokyo abbiano insistito sul fatto che la mossa dell'agenzia di rating sarà ininfluente sulla valutazione di solidità dei Treasuries, mentre domani non mancheranno prese di posizione ufficiali in senso rassicurante e sarò probabilmente ribadita l'esigenza di un cordinamento internazionale per placare il nervosismo degli investitori dopo una settimana che ha spazzato via 2.500 miliardi di dollari dalla capitalizzazione delle Borse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

07/08/2011
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