di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 12 nov. - Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un accordo sulle emissioni che prevede il raggiungimento del picco da parte della Cina entro il 2030, per poi scendere, e una riduzione delle emissioni statunitensi entro il 2025 di un quarto (il 26%-28%) rispetto ai valori del 2005. Per il 2030, la Cina si è anche impegnata a portare la produzione di energie non da combustibili fossili al 20% dell'energia prodotta, circa il doppio rispetto ai livelli del 2013, quando era attorno al 10%. "E' incoraggiante che Cina e Stati Uniti stiano discutendo i termini di questo tema. La mancanza di un accordo tra i due Paesi, finora, è stato un grosso ostacolo per i negoziati sul clima - spiega ad Agi China Jorgen Delman, docente di Studi sulla Cina al dipartimento di Studi cross-culturali e regionali di Copenhagen ed esperto di policy energetiche cinesi - La Cina non si vuole impegnare se gli Stati Uniti non si impegnano a loro volta. In più, questo apre a ulteriori negoziati e la posizione cinese apre chiaramente a ulteriori obiettivi se si ritiene che si possa difendere in relazione al mantenimento della crescita economica a un livello ragionevole".
L'accordo tra Cina e Stati Uniti è il primo di questo tipo tra i due Paesi, con la Cina che ha fissato per la prima volta una data entro cui avverrà il picco delle emissioni. "Non sono sorpreso. Anche a Copenhagen, diversi studiosi cinesi avevano discusso di quando si sarebbe potuto avere il picco delle emissioni - spiega ad Agi China Yu Hongyuan docente presso lo Shanghai Institute of international Studies e onorari fellow dell'Institute of Environmental Statistics Studies - C'era, tra loro, chi diceva il 2050, o il 2040, e qualcuno anche il 2030. La Cina potrà fare di più durante le negoziazioni durante la conferenza di Parigi del 2015. La Cina diventerà il più grande produttore di energia solare e cerca di promuovere la rivoluzione dello shale gas in Sichuan usando tecnologia statunitense e sta anche cercando di cambiare la struttura della rete elettrica basata sul carbone. Non sono sorpreso: penso che possiamo fare di più".
Cina e Stati Uniti sono responsabili del 45% delle emissioni globali. Obama ha commentato l'accordo come una "pietra miliare" nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti, che "mostra quello che si può fare quando si lavora insieme su un cambiamento globale pressante". L'accordo va nella direzione dello sviluppo cinese, che sta rimodellando la propria economia su un nuovo modello di sviluppo più attento all'ambiente e nella lotta alle emissioni inquinanti. La Cina, spiega ancora Delman, "sta cercando di spostarsi verso un sistema energetico più "verde", con grandi riforme che si stanno preparando prima dell'introduzione del tredicesimo piano quinquennale di sviluppo. I contorni non ci sono ancora, ma l'idea è quella di creare una combinazione dei tradizionali interventi dall'alto verso il basso e di usare strumenti fondati sul mercato per rendere questo cambiamento possibile". L'accordo di oggi è anche il frutto delle politiche del governo negli ultimi anni, non solo nella lotta all'inquinamento, ma anche in economia, secondo l'annalista di Shanghai. "Per il cambiamento della struttura economica della Cina, è molto importante andare verso lo sviluppo verde, la cooperazione energetica e nel settore dello sviluppo delle risorse shale, fino allo sviluppo urbano "verde" e la realizzazione di edifici a basso consumo energetico - continua Yu Hongyuan - La Cina ha messo la lotta alle emissioni al primo posto nel summit con gli Stati Uniti: questo significa che per Xi Jinping lo sviluppo a basso tasso di emissioni è prioritario".
L'accordo finale poteva essere più ambizioso per entrambi gli studiosi, anche se "gli scenari recenti mostrano che l'assorbimento a lungo termine di energia rinnovabile nel sistema energetico cinese dimostra che politiche più ambiziose potrebbero portare a maggiori risultati - conclude Delman - Questa è probabilmente la ragione per cui il presidente cinese ha detto che una quota del 20% dell'energia rinnovabile possa essere raggiunta anche prima del 2020". Si concentra, invece, sugli aspetti positivi dell'accordo lo studioso cinese. "La Cina - conclude Yu Hongyuan - è il più grande dei Paesi in via di sviluppo. Cina e Stati Uniti sono i due maggiori Paesi responsabili delle emissioni inquinanti, ma la Cina è diversa dagli Stati Uniti. Il nostro prodotto interno lordo pro-capite è relativamente più basso di quello di molti altri Paesi del mondo. Questa volta la Cina può dare il proprio contributo alla causa della prevenzione dei cambiamenti climatici. In più, quello che la Cina può fare è incoraggiare anche altri Paesi, come l'India, a fare di più in questo senso".
12 novembre 2014
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