Roma, 24 giu. – Sembrano arrivati a una svolta storica i rapporti tra la Cina continentale e Taiwan. Il 29 giugno, dopo mesi di consultazioni, Taiwan siglerà l'Economic Cooperation Framework Agreement (ECFA) con la città di Chongqing, con il quale si avvierà un processo di riduzione e eliminazione delle tariffe doganali su 539 prodotti taiwanesi e 267 prodotti cinesi. I dettagli finali dell'accordo, che verrà siglato a Chongqing, sono stati definiti la mattina del 24 a Taipei dai due organi semi-ufficiali – Straits Exchange Foundation di Taiwan e Association for Relation Across the Taiwan Straits per la parte cinese – che hanno condotto gli ultimi incontri tra le due sponde dello Stretto. Oltre ai vantaggi economici – che si calcolano intorno agli 11 miliardi di euro e oltre i 2,2 miliardi rispettivamente per Taiwan e Cina – l'accordo ha una chiara valenza politica e ha suscitato un acceso dibattito dall'altra parte dello Stretto. Dall'elezione di Ma Ying-jeou a presidente della repubblica nel 2008, Taiwan ha cominciato a intessere un dialogo con la Cina per la prima volta dal 1949, anno in cui l'esercito nazionalista di Chiang Kai-shek, messo in fuga dell'esercito di liberazione, si rifugiò sull'isola. Si tratta evidentemente di un avvicinamento cauto e graduale, dettato dalla necessità di riportare quanto prima Taiwan sul mercato globale da quando la competitività del Paese è stata messa a dura prova dalla manodopera a basso costo della RPC. Il partito all'opposizione ha già annunciato una manifestazione per domenica 26 e chiede che l'approvazione dell'ECFA passi attraverso un referendum popolare. Tsai Ing-wen, la donna a capo del Democratic Progressive Party di Taiwan, ha fatto sapere che l'assemblea legislativa studierà articolo per articolo e frase per frase i contenuti dell'ECFA e ha accusato il governo di non aver fornito particolari sul processo delle negoziazioni. I dettagli finali dell'accordo non sono stati ancora resi pubblici e, in base a quanto finora diffuso, la riduzione delle tariffe doganali sarà applicata a prodotti taiwanesi dei settori automobilistico, tessile, meccanico e petrolchimico. Di questi, 108 saranno a tariffa zero a partire dalla firma dell'accordo, inclusi 18 prodotti alimentari che vanno dal pesce alle banane. Per i restanti prodotti, la riduzione e l'eliminazione delle tariffe avverrà in tre fasi spalmate nell'arco di 3 anni. Inizialmente Taiwan aveva esercitato delle pressioni affinché Pechino includesse nella lista ulteriori prodotti come macchinari e prodotti chimici, richiesta che il Dragone aveva però respinto riservandosi di ridiscutere la questione in tempi brevi. È forse per questo motivo che il premier taiwanese Wu Den-yih non ha potuto dichiararsi soddisfatto ma ha deciso lo stesso di accettare il risultato delle negoziazioni. "Per quanto riguarda la difesa, ci proteggiamo in maniera eccellente, ma dal punto di vista dell'attacco non siamo riusciti a ottenere nulla che sia in accordo con i nostri desideri e i nostri obiettivi – ha dichiarato il premier all'assemblea legislativa – sarà necessario fare ulteriori sforzi in tal senso". È probabile, a ogni modo, che le negoziazioni proseguano anche dopo la sigla dell'ECFA per espandere la lista dei prodotti che beneficeranno delle riduzioni. Nei prossimi mesi sarà forse possibile valutare l'efficacia della strategia di Pechino, stabilire quanto sono fondati i timori dei taiwanesi e se l'accordo economico porterà a un effettivo riavvicinamento con la Repubblica popolare anche sul piano politico.
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