Pechino, 18 apr. - China Investment Corp (Cic), il fondo sovrano dell'ex celeste impero, continuerà a investire in Europa nonostante le poco incoraggianti prospettive economiche del vecchio continente. Lo ha dichiarato il presidente del fondo, Lou Jiwei, in occasione del Bo'Ao Forum svoltosi di recente sull'isola di Hainan, a sud della Cina, in concomitanza con il summit delle economie BRICS di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (questo articolo). "Dal punto di vista degli investimenti non siamo molto ottimisti a proposito dell'Europa, ma ciò non vuol dire che non vogliamo investirvi - ha dichiarato Lou - ci sono ancora delle opportunità nell'area, come nel settore delle infrastrutture, e le stiamo cercando".
Il Cic è stato creato nel 2007 per diversificare l'utilizzo delle colossali riserve di valuta estera cinesi, investite in larga parte in strumenti sicuri ma poco redditizi come i titoli di stato Usa. Alla fine del 2009 il fondo aveva asset totali per 332 milioni di dollari, un quinto dei quali localizzati in Europa (il 20,5% circa). A monte di tale pessimismo e cautela negli investimenti da parte del Dragone nell'eurozona vi sono, secondo Lou, questioni interne alla situazione europea ancora irrisolte, quali la crisi del debito, il bilancio delle banche e la preoccupante dipendenza dalle esportazioni verso i mercati emergenti.
Ma i toni pessimistici di Lou non riguardano solo l'Europa, coinvolgono anche gli USA e l'economia globale: il presidente del Cic, infatti, sostiene che si assisterà ad un rallentamento della crescita economica mondiale nel 2012, dovuto in gran parte alla crisi del mercato immobiliare degli Stati Uniti tuttora incombente. Ulteriori fattori di preoccupazione, secondo Lou, sono i costanti investimenti dei Paesi sviluppati nei mercati emergenti, tra cui la Cina, che esportando inflazione, determinano un complessivo aumento de prezzi delle materie prime a livello globale (questo articolo).
I Paesi emergenti, tra cui la Cina, stanno adottando misure cautelative per contrastare l'aumento dell'inflazione, aumentando i tassi d'interesse e le riserve obbligatorie delle banche. Combattere la crescente inflazione, ha ammesso il presidente del fondo sovrano cinese, renderà necessario imporre un freno alla crescita economica della Cina, che secondo le sue stime passerà dal 10,3% dello scorso anno al 9,5%.
Le economie emergenti esprimono sempre di più l'esigenza di avere maggior voce in capitolo nelle questioni economiche globali, sentendosi tanto coinvolte in modo diretto nei processi innescati dagli effetti delle politiche monetarie dei Paesi sviluppati, quanto costantemente in bilico tra la spinta verso la crescita economica interna e la preoccupazione per i rischi presenti nel contesto internazionale.
Giovanna Di Vincenzo
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