CIC, NON SIAMO I SALVATORI DELL'EUROPA
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CIC, NON SIAMO I SALVATORI DELL'EUROPA

CIC, NON SIAMO I SALVATORI DELL'EUROPA

Economia
CIC, NON SIAMO I SALVATORI DELL'EUROPA
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Pechino, 26 set.- La Cina non pensa di essere il 'salvatore' finanziario dell'Europa e considera l'ipotesi degli Eurobond come un'opzione finanziaria da valutare e, se conveniente, da sottoscrivere. E' questo il messaggio lanciato dal vicepresidente e direttore del fondo sovrano cinese China Investment Corporation (CIC) Gao Xiqing nel corso di un panel che si è tenuto nel corso del Fondo Monetario Internazionale, a Washington. "Non possiamo salvare nessuno - ha dichiarato - non siamo i salvatori, dobbiamo salvare noi stessi". Le parole del presidente di CIC rispecchiano la linea adottata dal premier Wen Jiabao, che fin dallo scoppio della crisi dei mutui subprime nel 2008 ha affermato più volte che "la Cina non è il salvatore dell'economia mondiale". "Se l'Europa dovesse decidere di emettere eurobonds, titoli garantiti da tutti gli appartenenti all'eurozona - ha spiegato Gao Xiqing - China Investment Corporation potrebbe considerarne l'acquisto e se tali titoli presenteranno un profilo di rischio che si attiene alle nostre aspettative, ne compreremo una quota. Ma non aspettatevi che CIC si assuma rischi oltre la ragionevolezza".
Parole simili sono state pronunciate anche dal governatore della Banca centrale di Pechino Zhou Xiaochuan, secondo il quale non si puo' pretendere che la Cina spinga all'eccesso l'acceleratore della crescita economica per sostenere la ripresa dell'economia mondiale: "Alcuni nutrono questa speranza irrazionale, secondo la quale piu' e' veloce la crescita, migliore sara' la ripresa - ha detto Zhou nel corso di una conferenza stampa - ma se al momento la Cina cresce di circa il 9% all'anno e un'aspettativa tra l'8% e il 10% e' ragionevole, puntare su tassi di crescita del 15% e' totalmente irrealistico".
La Cina ha anche il problema di un'inflazione crescente, provocata proprio dalla sua inarrestabile crescita economica, che a luglio ha portato l'indice dei prezzi al consumo ai massimi storici degli ultimi tre anni, segnando un +6,5%. Ad agosto l'inflazione e' scesa lievemente al +6,2%, comunque ben al di la' della soglia del 4% entro la quale il governo intende contenerla per il 2011. La questione degli interventi in Europa, e in Italia, comincia a trovare sazio sulla stampa cinese: "La Cina deve o non deve acquistare debito pubblico italiano?" ha titolato il "Beijing Youth Daily", quotidiano ufficiale della Lega dei Giovani Comunisti Cinesi. E ancora: "Debito sempre piu' alto, l'Italia si rivolge alla Cina", ha scritto il quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese "China Daily". "Per noi e' molto difficile valutare il rischio del debito pubblico italiano, in confronto a quello di altri paesi come Francia o Germania,- ha dichiarato ad AgiChina24 Li Fusheng, capo investimenti all'estero di China Exim Bank - ma penso che molti investitori cinesi siano interessati ad acquisire i marchi italiani". "Energia, tecnologia, oppure alcuni marchi famosi o risorse naturali. Se le societa' italiane accettano, la Cina potrebbe investire in questi settori" ha dichiarato He Jun, capo analista della societa' Anbound Services, che collabora con il governo di Pechino.
di Antonio Talia
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