Chance da Pechino per il made in Italy
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Chance da Pechino per il made in Italy

Chance da Pechino per il made in Italy

Internazionalizzazione. Il rapporto della Fondazione Italia-Cina segnala le opportunità del piano quinquennale che il governo varerà nel 2011
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L'archistar Aldo Cibic ci ha provato, a realizzare il suo sogno cinese: una città ecologica tra Shanghai e Suzhou. Ma il tycoon finanziatore dell'opera ha storto il naso davanti al progetto: voleva riempirlo di negozi di lusso. E, allora, ciao. Cina, addio. Fine, anche, di una storia emblematica della realtà cinese, fatta di enormi opportunità, da saper cogliere. Si può partire con una realizzazione eco-compatibile, per finire con un megacentro commerciale per ricchi nel mezzo del nulla.
La Cina ci guarda con favore. Ma non è il paese di Bengodi.
Un'economia che non frena
Il secondo rapporto annuale sulla Cina realizzato dal Centro studi per l'impresa Fondazione Italia-Cina (Cesif) con InterChina lo dice a chiare lettere: il 2011 è un anno d'oro perché il governo di Pechino si doterà del dodicesimo piano quinquennale utile a raggiungere, essenzialmente, due scopi, di qui al 2015: una crescita equilibrata dal punto di vista sociale ed ambientale e, soprattutto, la creazione di un vero mercato interno.
Fa parte della strategia anche mantenere intorno al 7% di incremento, una sorta di "raffreddamento" studiato a tavolino perché un'economia surriscaldata fa male a tutti. Gli obiettivi cinesi sono cambiati in corsa, precisa il rapporto, che sarà presentato martedì prossimo 2 marzo in Assolombarda a Milano con il presidente Alberto Meomartini, Cesare Romiti, presidente della Fondazione, Jan Borgonjon (InterChina), Alessandro Ciambrone (Global blue) e Victor Yuan (Horizon Research). Chi vuole investire nel paese che detiene il 12% della ricchezza mondiale deve assolutamente tenerne conto.
L'Italia, ricorda nelle premesse il nuovo ambasciatore italiano a Pechino, Massimo Iannucci, «è favorita perché i rapporti tra i due paesi sono migliorati con l'obiettivo di toccare i 100 miliardi di interscambio commerciale entro il 2015».
In un quadro in cui, in generale, gli investimenti diretti esteri saranno ancora favoriti, la lotta con le aziende statali, destinatarie in primis degli aiuti "strategici" sarà feroce. Cresceranno anche i costi - avverte il rapporto - dal lavoro, agli immobili (la bolla sulle case sarà probabilmente molto vicina allo stadio finale), alle tasse, la moneta si apprezzerà, come pure i prezzi delle materie prime. Verranno meno incentivi noti e appetibili, ma a chi saprà garantire un'operatività reale i frutti non saranno preclusi.
Chi potrà trarre vantaggio dalla Cina
Thomas Rosenthal, direttore del Cesif, elenca i settori appetibili: «Outsourcing, bancari, assicurativi, commercio elettronico, logistica e distribuzione saranno le aree privilegiate, ma un paese deve guardarsi allo specchio e chiedersi cosa potrà fare, in concreto. L'Italia deve fare una sorta di check up di se stessa».
Ciò premesso, bisogna focalizzare cosa, dove e con chi fare impresa. Il rapporto è molto chiaro al riguardo: a livello economico bisognerà guardarsi dalla corsa dell'inflazione (4-5%), tenere in conto gli sforzi cinesi di lotta all'inquinamento, guardarsi dagli ostacoli e barriere tariffarie e non e, ovviamente dall'instabilità sociale latente.
Se bisognerà vedersela con incrementi di costo, opacità amministrativa a livello locale, scarsità delle risorse umane, competizione con le aziende cinesi diventerà ancora più importante sfruttare il proprio vantaggio competitivo. Che il nostro sistema, indubbiamente, possiede.
Dove andare a investire
Le aziende italiane realmente attive in Cina sono ancora poche, circa 1.500. Ma alcune di loro - basta guardare la galleria di casi sintetizzati in questa pagina, con un ricco medagliere (sono quasi tutti già pluripremiati ai China Award della Fondazione e ai China trader Award di Cathay pacific) - hanno qualcosa da insegnare anche ai competitor stranieri. Hanno monitorato il paese tarando l'intervento sui propri mezzi, il che ha dato loro più valore aggiunto, una volta diventati operativi. E adesso, avendo seminato al momento giusto, non possono che migliorare. Quindi, terziario a parte, il punto forte resta la tecnologia collegata al settore manifatturiero o infrastrutturale.
Nel 2011 si apre la ricerca del nuovo mercato di nicchia che consenta di dare alla Cina e ai cinesi ciò che a loro manca. E nei luoghi in cui questo bisogno è più forte. Industria estrattiva e della sanità, trasformazione dei prodotti alimentari, macchine utensili sofisticate, tecnologie per il riciclo e l'energia pulita: in simili aree, non ci sono barriere che tengano.
La Cina sta puntando inoltre sulle zone più interne e su città più piccole in aree ancora non toccate dal progresso, dalla Mongolia interna a certe "sacche" dello Shandong, ma anche del "vecchio" Guangdong ancora non sfruttato, a situazioni di medio cabotaggio in cui, in piccolo, si sta replicando il miracolo di Pechino, Shanghai, Ningbo, Dalian, le città costiere dell'Est ormai prossime alla saturazione.
L'ignoranza della legge non scusa. Una raccomandazione per tutti "serpeggia" nel rapporto: bisognerà essere corazzati dal punto di vista della conoscenza del mercato e delle leggi cinesi, in continua trasformazione. «Se optate per la joint-venture, delocalizzate il relativo contratto, non usate mai l'arbitrato Cietac e, soprattutto, tenetevi aggiornati sull'evoluzione normativa; il contenzioso lavoristico», è il warning di Renzo Cavalieri, giurista, tra i massimi esperti di legislazione cinese.
L'ignoranza della legge non scusa, neanche in Cina.
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Il valore dell'economia di Pechino in quella globale


«Il mercato cinese è ultraconcorrenziale – dice Giorgio Squinzi, presidente di Mapei – noi siamo entrati al momento giusto, con una commessa per la diga delle tre Gole. Ma nelle infrastrutture, la Cina non si è mai fermata»


«Sembrerà assurdo, ma abbiamo insegnato ai cinesi a tagliare i lavoratori – è la battuta di Biagio Crescenzo di Foodtech, macchine per inscatolare frutta. Loro prima di noi facevano tutto a mano, adesso non più. Si sono accorti del beneficio, eccome».

«Abbiamo cominciato riciclando le batterie - dice l'ad di Merloni progetti Carmine Biello - ora siamo focalizzati sul riciclo rifiuti. Stiamo lavorando a un sito a Chongqing nel cuore della Cina lì è di scena l'urbanizzazione di seconda ondata».

FABRIZIO LANDI (ESAOTE)
«È il nostro secondo mercato - dice Fabrizio Landi ad di Esaote - dopo l'Italia. Noi puntiamo su bisogni crescenti, il prossimo step delle apparecchiature elettromedicali sono i duemila piccoli ospedali. Eppoi, abbiamo adottato un nome cinese».

DINO FENZI (GIMAV)
«Bisognerà che le case e gli uffici dei cinesi siano ben riscaldate senza sprecare energia - dice Dino Fenzi - quindi, le nostre macchine per la lavorazione del vetro hanno grandi margini di manovra e di mercato un pò dappertutto, in Cina».

GIANLUIGI NOVA (TENOVA)
«In Cina abbiamo introdotto l'innovazione nello stabilimento di Tangu, vicino Pechino. Grandi opportunità - dice l'ad Gianluigi Nova - esistono nell'industria metallurgica. In siderurgia e nel mining abbiamo eccellenze a livello mondiale».


I settori promettenti e le testimonianze degli imprenditori

CHIMICA
01|Il suggerimento. Fondersi o acquisire peso sia per entrare che per consolidarsi. C'è grande spazio specie per i prodotti chimici utili a combattere l'inquinamento.

I VANTAGGI
02|La distribuzione. Il dodicesimo piano quinquennale che sarà lanciato quest'anno sarà un grande volano per lo sviluppo di materiali avanzati. Il rinnovo della rete distributiva farà il resto.

LE CRITICITA'
03 | La filiera. Alcune industrie a valle (ad esempio, prodotti chimici finiti) raggiungeranno risultati migliori, a discapito di quelle a monte.

ALIMENTARE
01|Le nicchie. Sarà necessario sondare il mercato, ma le aziende dovranno anche concentrarsi sul marchio di prodotti di importazione per i quali si apre il mercato

I VANTAGGI
02|In crescita. Il settore dovrebbe superare il 10% (con picchi fino al 15%) soprattutto nelle aree di seconda fascia, vale a dire in circa 600 città emergenti.

LE CRITICITA'
03|I costi delle materie prime. Un fattore da non sottovalutare è l'aumento delle commodities che si "scarica"sul consumatore finale.

TECNOLOGIE PER L'AMBIENTE
01|Il nemico è l'inquinamento. Fatta questa premessa, sarà ben accolts ogni soluzione per trattare rifiuti, smaltire in discarica, la raccolta differenziata, il trattamento acque e affini.

I VANTAGGI
02 | Le città emergenti. Nelle città di seconda e terza fascia servono con urgenza progetti per il trattamento delle acque reflue (i cosiddetti progetti build-operate-transfer).

LE CRITICITA'
03|I driver di crescita. L'ambiente è al primo posto negli interventi del governo di Pechino, ma l'urbanizzazione avrà contorni variabili.

SANITA'
01|La domanda di servizi. In Cina la sanità è tutta da sviluppare, sarà utile cercare alleanze industriali e commerciali sia per i prodotti che per i servizi dels ettore.

I VANTAGGI
02|Risorse in arrivo. Nella sanità dal 2009 al 2011 si renderanno disponibili risorse aggiuntive per 850 miliardi di yuan, pari a 125 miliardi di dollari stanziati dal governo cinese.

LE CRITICITA'
03|In progress. Entro il 2011 si faranno più chiari i risultati della riforma della sanità che è in corso di attuazione. Bisognerà attendere.

MACCHINE UTENSILI
01|Il trionfo delle rinnovabili. La Cina ha bisogno di macchinari mirati, specie nell'eolico e nelle energie rinnovabili. Gli impianti saranno di grandezza più contenuta per favorire i risparmi.

I VANTAGGI
02|Le macchine più appetibili. Serviranno attrezzature utili al monitoraggio di treni, metropolitane e simili e, comunque, necessari alla manutenzione di quanto già costruito.

LE CRITICITA'
03|Occhio ai settori. Gli incentivi governativi stimolano l'investimento in macchinari: bisogna capire quali (ad esempio, le costruzioni)


SETTORE ESTRATTIVO
01|Emergenza miniere. C'è bisogno di attrezzature speciali per il settore estrattivo. Le miniere cinesi stanno meccanizzando le procedure ma hanno un deficit nei controlli.

I VANTAGGI
02|Alta tecnologia. Saranno quelle favorite, perchè quello dell'industria estrattiva è un altro settore al centro degli aiuti del governo nell'ambito del piano quinquennale.

LE CRITICITA'
03|Le miniere piccole e pericolose. La linea è chiara: saranno chiuse, bisognerà concentrarsi su quelle di medie dimensioni e più produttive.

28/02/2011
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