Pechino, 22 lug.- Aumenta il tasso di abitazioni completamente vuote, salgono i timori sullo scoppio di una bolla immobiliare, e, per avere una stima affidabile delle dimensioni del fenomeno, esperti e associazioni di settore chiedono al governo un censimento delle proprietà inutilizzate: "Senza un conteggio, per il governo sarà impossibile adottare le misure adeguate,- ha dichiarato ieri il vicepresidente della China Real Estate Association Zhu Rongji - pertanto chiediamo che si lanci un censimento al più presto". Secondo alcuni rapporti il numero di appartamenti e uffici disabitati in tutta la nazione si aggirerebbe intorno ai 60 milioni di unità, e il ministero per lo Sviluppo Urbano-Rurale e le Abitazioni ha recentemente ammesso che il tasso di proprietà abbandonate costituisce un problema evidente; al momento, però, nessun dipartimento governativo ha condotto un'indagine approfondita sulla questione. Una squadra di professori della Beijing Union University ha lanciato una ricerca su un campione di 50 comunità vendute nella capitale cinese tra il 2004 e il 2006, e ha scoperto che nel 2007 i contatori dell'energia elettrica sono rimasti immobili nel 27,16% delle proprietà. "La percentuale aumenta man mano che ci si sposta dalle zone più centrali- si legge nel rapporto- e in quelle più periferiche si attorno al 30%".
Interpellato dal quotidiano ufficiale Global Times sulla vicenda, un funzionario dell'Azienda Elettrica Statale che ha preferito non divulgare il suo nome ha riferito che la società "non è al momento in grado di quantificare le unità abitative i cui contatori risultano completamente fermi". Secondo i docenti della Beijing Union University, nelle altre città cinesi il fenomeno diventa ancora più evidente: a Nanchino, capitale della provincia del Jiangsu, il tasso di proprietà vuote si avvicina al 50%, mentre nella capitale dello Hebei, Shijiazhuang, le unità immobiliari inutilizzate oscillano tra il 40% e il 60% del totale. Ma se gli esperti attribuiscono ufficialmente l'eccesso di unità immobiliari alla mancanza di alternative d'investimento, molti analisti collegano il boom di nuovi progetti immobiliari al fatto che una buona parte dell'immensa somma erogata dalle banche in nuovi prestiti lo scorso anno (9590 miliardi di yuan, circa 1100 miliardi di euro al cambio attuale) sia stata impiegata nel real estate. Le cifre sono eloquenti: da gennaio a maggio il totale degli investimenti ufficiali nel settore immobiliare è stato di 1391.7 miliardi di yuan (159 miliardi di euro), con una crescita del 38,2% anno su anno.; la maggior parte di questi investimenti, il 69,3%, è stata destinata ad immobili per uso abitativo, una percentuale che corrisponde 964.3 miliardi di yuan (circa 110 miliardi di euro).
Con l'eccezione di una lieve battuta d'arresto nel mese di maggio (+12,4%, uno 0,4% in meno rispetto ad aprile), fin dalla fine dell'anno scorso gli indici dei prezzi di vendita degli edifici nelle 70 principali città cinesi su base annua hanno continuato a salire, segnando ogni mese un record fino a quello, tuttora imbattuto, di un +12,8% registrato in aprile. Le famiglie medie cinesi non possono ormai ambire all'acquisto di una casa: dall'inizio del 2010 Pechino ha lanciato numerose misure per contenere la corsa agli investimenti nel mattone, inclusi il ripristino di una tassa sulle proprietà che vengono rivendute prima di cinque anni dall'acquisto, l'aumento dei requisiti di deposito per le seconde e le terze case, e diversi provvedimenti per impedire che le banche concedano prestiti disinvolti ai costruttori. Per evitare lo scoppio di una bolla speculativa il governo centrale ha preso di mira in particolare le cosiddette Local Investment Companies, agenzie semipubbliche create dalle amministrazioni locali che utilizzano la terra come garanzia per ottenere fondi attraverso gli istituti di credito o il piazzamento di bond: solo in un anno, in tutta la Cina, sono sorte più di 8mila LIC, ritenute da molti osservatori e analisti tra le principali responsabili del vertiginoso aumento dei prezzi degli immobili.
"Dobbiamo seguire con estrema attenzione le bolle speculative che si stanno formando in Cina, - ha dichiarato a marzo il direttore della China Banking Regulatory Commission Liu Mingkang - domandiamo pertanto alle banche di vagliare scrupolosamente le credenziali dei costruttori e di intrattenere con loro un rapporto diretto, faccia a faccia. Non è possibile concedere prestiti a chi presenta un pezzo di terra come unica garanzia". Adesso, un censimento delle unità immobiliari inutilizzate, potrebbe svelare che la bolla è ancora più ampia di quanto non si pensasse.
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