Pechino, 7 apr. – La China Construction Bank (CCB), seconda banca cinese per capitalizzazione azionaria, è decisa a sbarcare in nuovi mercati e a vendere parte delle proprie azioni per incrementare di 75 miliardi di yuan (circa 7,5 milioni di euro) il proprio capitale nel corso del 2010. La prima delle due notizie, svelata qualche giorno fa da Fan Yifei – vice direttore di CCB – nel corso di un'intervista al China Security News (Zhongguo Zhengquan Bao), compare oggi sulle pagine del China Daily a fare da spalla alla seconda che, fresca di stampa, è stata riferita da fonti anonime vicine all'istituto di credito. "Il prossimo passo sarà il perfezionamento della topologia del network su scala globale; per questo, nei prossimi due anni, punteremo alle principali economie globali, ai maggiori centri finanziari su scala regionale, ai paesi che hanno stretti rapporti commerciali e di investimento con la Cina e ai mercati ad alto potenziale di sviluppo, come il Sud-est asiatico, il Medio Oriente e l'America Latina" ha dichiarato Fan. Negli ultimi anni, la CCB aveva già dimostrato di nutrire aspettative di crescita nei mercati internazionali: l'acquisizione della Bank of America (Asia) nel 2006 così come quella della AIG (Hong Kong) Finance Limited nel 2009 possono essere riletti come dei chiari segnali in questa direzione. Sempre nel corso del 2009, inoltre, l'apertura di due nuove filiali sulle piazze di Londra e New York ne aveva consolidato la rete estera, che attualmente vanta ben 60 agenzie. A conti fatti, la progressiva e graduale espansione pare aver fruttato: sebbene i profitti 'd'oltremare' nel 2009 abbiano raggiunto solo gli 1,28 miliardi di yuan, pari allo 0,93% del totale, il valore degli assets in territorio straniero è balzato a 234,5 milioni di yuan, registrando un +92,8% rispetto al 2008. A seguito di un anno difficile come il 2009, che ha visto numerose istituzioni bancarie occidentali barcollare, cadere e rialzarsi solo grazie all'aiuto dell'intervento statale, la CCB sembrerebbe quindi godere di ottima salute. Sempre ai microfoni del China Security News , interrogato sullo stato dei prestiti in Medio Oriente – dopo che nei giorni scorsi è emerso che la filiale di Hong Kong aveva prestato, o meglio 'polverizzato', 1 milione di dollari a Dubai World – Fan Yifei ha ribattuto che attualmente la CCB "non ha aperto nessuna linea di credito nei confronti di entità commerciali operative nel distretto di Dubai e, per quanto concerne quei prestiti che potrebbero aver ricevuto un influenza negativa, la propria istituzione ha già provveduto a intraprendere sufficienti provvedimenti e a ristrutturare il credito". A sentire le parole del vice direttore, neppure la crisi finanziaria di Dubai del novembre scorso avrebbe pertanto intaccato le riserve della banca, ipotecandone di riflesso la volontà di espansione; e il filo rosso che lega la nuova strategia a medio termine è sostenere le aziende cinesi decise a internazionalizzarsi e agevolarne le attività commerciali. In vista, però, non ci sono solo piani di espansione in nuovi mercati, ma anche incrementi di capitale: a questo fine, secondo le indiscrezioni delle due voci anonime, si attendono 45 miliardi di yuan da un collocamento privato sulla borsa valori di Shanghai e i restanti 30 da un offerta di diritti a Hong Kong. Anche in questo caso la scelta appare al passo con i tempi. Recentemente l'Industrial and Commercial Bank of China (ICBC), la Bank of China (BOC) e la Bank of Communication hanno dichiarato simili intenti nei confronti delle proprie riserve di capitale, stimando un incremento complessivo pari a 107 miliardi di yuan (10, 7 milioni di euro). A seguito dell'esplosione del credito che l'anno scorso aveva pompato ben 9.590 miliardi di yuan nelle tasche dei cinesi, nel disperato tentativo di non inceppare la produzione di quella che è ancora considerata la'fabbrica del mondo', l'aggiornamento strutturale sembra necessario.