Pechino, 24 agosto - Nuova stretta della China Banking Regulatory Commission: in una bozza diffusa qualche giorno fa sarebbero contenute nuove regole per restringere le condizioni patrimoniali degli istituti di credito e quindi frenare l'immensa liquidità immessa sul mercato fin dall'inizio di quest'anno. Tra le misure da adottare - oltre alla definizione di nuovi criteri contabili dei prestiti subordinati e delle obbligazioni ibride all'interno del "supplementary capital" (il "Tier 2") - ci sarebbe l'imposizione di un tetto massimo (il 15% del core capital) all'ammontare complessivo di bond ibridi e postergati che ogni singola banca può emettere. La manovra, che dovrebbe porre un freno ai prestiti, rappresenta un nuovo segnale dei timori di Pechino sulla solidità delle sue banche: solo nei primi sei mesi del 2009 si è assistito all'apertura di nuove linee di credito per ben 7.4mila miliardi di yuan (circa 750 miliardi di euro), una somma enorme che equivale alla metà del prodotto interno lordo dell'intera nazione nello stesso periodo, e che negli ultimi mesi ha suscitato paure crescenti sull'eventualità di un prepotente aumento dei non performing loans. Gran parte dei prestiti concessi, infatti, sarebbe andata a finire in speculazioni finanziarie e immobiliari invece di sostenere l'economia reale com'era nelle intenzioni del governo. A questo proposito, il National Audit Office avrebbe già avviato un'ispezione generale che, secondo una fonte ufficiale citata da alcuni quotidiani e settimanali economici cinesi, "a differenza dei controlli di routine, si concentrerà sull'applicazione delle politiche indicate dal governo, inclusa la destinazione finale dei prestiti avviati sull'onda delle misure di stimolo all'economia". Già il 27 luglio scorso la CBRC aveva invitato le banche ad applicare più rigorosamente gli standard di credito, sottolineando che in molti casi gli istituti finanziari non stavano "seguendo con attenzione il flusso dei prestiti".