Pechino, 2 set.- Se ne parlava da mesi, ma negli ultimi giorni sono arrivate conferme sempre più autorevoli: China Investment Corporation, il potentissimo fondo sovrano cinese, è sul punto di subire una profonda ristrutturazione.
Secondo un articolo pubblicato due giorni fa dal quotidiano China Business News, la proposta è stata sottoposta al Consiglio di Stato - in pratica, il governo di Pechino - da alcuni dipartimenti centrali, tra cui il ministero delle Finanze. L'articolo, che non cita alcuna fonte, andrebbe a confermare le voci raccolte qualche mese fa da Reuters, secondo le quali CIC potrebbe essere privata della Central Huijin Investment Ltd. - il braccio del fondo sovrano che gestisce investimenti sul mercato interno cinese - che andrebbe così a ricadere sotto l'autorità e il controllo di una nuova authority finanziaria in via di costituzione.
Ma il China Business News riferisce un piano più articolato. "Il governo pensa di costituire prima un nuovo soggetto, che si chiamerà CIC International e si concentrerà sugli investimenti all'estero del fondo – si legge nell'articolo - mentre i bilanci di Huijin, attualmente accorpati a quelli di CIC, verranno gestiti separatamente. CIC manterrà comunque una quota di maggioranza tanto in Huijin che in CIC International". La Banca centrale inietterà circa 100 miliardi di yuan nelle casse di CIC International, pari a quasi 11 miliardi di euro, ma il quotidiano cinese ammette di non avere una conferma precisa sull'entità dei nuovi fondi in arrivo. Secondo tale piano, infine, il ministero delle Finanze di Pechino e la Banca centrale otterrebbero ognuno una quota rilevante di CIC International.
China Investment Corporation non ha diffuso alcun commento ufficiale sulle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano economico e le finalità dell'operazione non sembrano completamente chiare: lotta politica o tentativo del governo di sorvegliare ancora più strettamente il settore finanziario? Molti analisti osservano che una separazione di Hujin da CIC permetterebbe al braccio domestico di ottenere una posizione più elevata nella gerarchia delle burocrazie cinesi, garantita dallo status di principale controllante degli istituti bancari del Dragone. Nello stesso tempo, anche CIC sarebbe beneficiata dalla ristrutturazione, che permetterebbe al fondo sovrano di gestire in maniera più diretta la sua quota delle immense riserve in valuta estera detenute dalla Cina, pari secondo le ultime stime a 3200 miliardi di dollari.
Il fondo CIC era stato creato nel 2007 con una dotazione iniziale di 200 miliardi di dollari e la missione di piazzare parte di tali riserve in valuta estera in investimenti più retributivi rispetto ai soliti Treasury Bonds americani. Dalla sua comparsa sulla scena, China Investment Corporation è stata sempre considerata con un misto di interesse e preoccupazione: molti osservatori internazionali l'hanno bollata come una sorta di "braccio finanziario"che segue i desiderata dell'agenda politica del governo di Pechino. Il direttore Lou Jiwei ha spesso tentato di fugare i sospetti, dichiarando che CIC intende essere un "investitore passivo, che controlla quote di minoranza"; la più ampia quota detenuta da CIC all'estero ammonta, secondo i dati ufficiali, a 3.5 miliardi di dollari investiti nella compagnia mineraria canadese Teck Resources. All'Asian Financial Forum di Hong Kong, nel gennaio 2010, Lou aveva lamentato l'eccesso di controlli ai quali gli investimenti del fondo sovrano vengono sottoposti, soprattutto sul mercato USA. "Vorremmo solo essere trattati alla stregua di tutti gli altri" aveva dichiarato Lou, dopo che l'acquisizione di una quota di minoranza di una compagnia elettrica americana era stata sottoposta allo scrutinio di ben quattro diverse agenzie governative statunitensi.
di Antonio Talia
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