Cautela di Pechino sul salvagente Ue
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Cautela di Pechino sul salvagente Ue

Cautela di Pechino sul salvagente Ue

Cina. Poste condizioni per unirsi al salvataggio
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Il salvagente cinese al debito europeo può attendere. «Non mi aspetto risultati immediati dai colloqui con le autorità cinesi», ha detto il direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria, Klaus Regling, ieri in visita a Pechino. «Non sono qui per stringere accordi, ma solo per un giro di consultazioni», ha precisato prima di incontrare i vertici del ministero delle Finanze e della People's Bank of China. Chi si attendeva che il blitz di Regling sbloccasse l'intervento per aiutare l'Eurozona è rimasto deluso. La sensazione, però, è che ormai sulla discesa in campo del cavaliere bianco cinese la questione non sia più se, ma quando e come.
«Ci servono più informazioni e vogliamo studiare l'operazione nei minimi dettagli», ha precisato ieri il viceministro delle Finanze, Zhu Guangyao. In sostanza, prima di mettere mano al portafoglio, la Cina vuole fare chiarezza su due punti. Il primo. Pechino vuole capire come funzionerà tecnicamente lo special purpose vehicle che Bruxelles intende costituire per raccogliere capitali dai fondi sovrani, dagli investitori privati, ed eventualmente dall'Fmi, da destinare all'acquisto di titoli pubblici dei Paesi dell'Eurozona. Regling è andato in trasferta in Cina per questo.
Il secondo. Non avendo intenzione di gettare i propri soldi, Pechino vuole solide garanzie dall'Unione europea. In particolare, chiede a Bruxelles di vigilare affinché i Paesi più indebitati e a rischio insolvenza mettano subito in atto severe e vincolanti politiche di austerity. Ma questo è un punto squisitamente politico sul quale il direttore dell'Efsf ha avuto poco da dire. Su questo tema, invece, ha avuto sicuramente molto da dire Nicolas Sarkozy nella sua conversazione telefonica di giovedì notte con il presidente cinese, Hu Jintao.
L'unica cosa certa, per ora, è che la Cina è pronta ad aiutare l'Europa. Secondo indiscrezioni del Financial Times, che cita anonime fonti governative cinesi, Pechino vincolerebbe l'entità del proprio contributo, oltre alle garanzie offerte dalla Ue, anche alla partecipazione di altri Paesi emergenti nell'operazione. Secondo le stesse fonti, il Governo starebbe valutando di investire tra 50 e 100 miliardi di dollari nel meccanismo di salvaguardia dei debiti sovrani europei.
Sebbene oggi la Cina stia seduto su 3.200 miliardi di dollari di riserve valutarie, non è una cifra da poco. Il tesoretto accumulato negli ultimi dieci anni, infatti, rappresenta il fulcro dell'equilibrio finanziario della superpotenza asiatica.
Ciò detto, oggi la Cina ha tutto l'interesse a non lasciare scivolare l'Europa nel baratro del debito. Per diverse ragioni. Perché la Ue è il suo primo partner commerciale. Perché ha già diversificato una parte delle proprie riserve valutarie (secondo le stime, 600 miliardi di euro) nell'Eurozona. E perché, aiutando la Ue a uscire dalle sabbie mobili dei debiti sovrani, staccherebbe una pesante cambiale da portare all'incasso a Bruxelles appena possibile.
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29/10/2011
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