Catastrofi naturali, danni record nel 2008
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Catastrofi naturali, danni record nel 2008

Catastrofi naturali, danni record nel 2008

Assicurazioni. Il rapporto annuale di Aon stima effetti per 200 miliardi di dollari
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Di male in peggio: "complici" il tremendo terremoto che in maggio ha spianato la provincia cinese del Sichuan (con un'intensità dell'8° grado della scala Richter) e il tifone Nargis che nello stesso mese ha devastato il sud della Birmania, il 2008 è risultato, nella storia del settore assicurativo, il terzo peggior anno in fatto di catastrofi naturali e dei relativi danni umani e materiali.
Secondo l'"Annual Global Climate and Catastrophe Report 2008", appena pubblicato da Aon-Benfield, leader mondiale del settore riassicurativo, l'anno scorso tifoni, alluvioni e terremoti hanno causato danni per almeno 200 miliardi di dollari (erano stati "soltanto" 82 miliardi nel 2007) e con oltre 220mila vittime. A conferma che si è trattato di un anno decisamente negativo c'è il fatto che il numero di eventi disastrosi sia stato alquanto ridotto (750, contro una media annua di 765 nel decennio 1998-2007), ma l'importo globale dei danni è quasi doppio (200 miliardi di dollari contro 106) e le perdite assicurate maggiori di oltre un terzo (45 miliardi contro 33).
La gravità di questi dati appare di tutta evidenza dilatando il raffronto statistico temporale: se si considerano i dati dal 1980 al 2008, risulta una media annua di poco superiore a 55mila vittime, di 620 eventi disastrosi e di danni per meno di 90 miliardi di dollari, di cui 21 assicurati.
Sotto l'aspetto della mera valutazione del rischio assicurativo, occorre rimarcare – benchè appaia intuitivo – che sono i terremoti e le grandi tempeste, in prevalenza tropicali (cicloni, uragani, tifoni, tornado, secondo le denominazioni assunte nei vari continenti in base all'intensità), a far lievitare l'entità dei danni. Ma la loro incidenza è assai differente. Sempre con riferimento ai dati 1980-2008, il 39% del totale di 1,6 milioni di vittime, ma solo il 22% dei 2.600 miliardi di dollari di danni, è imputabile a terremoti, eruzioni vulcaniche e tsunami. Mentre per gli uragani il rapporto si ribalta: il 23% delle vittime, ma ben il 42% dei danni.
Inoltre, rileva lo studio, sono sempre più cospicui anche gli effetti dei mutamenti climatici: almeno dannosi quanto le alluvioni, in fatto di entità economica dei danni (meno dal punto di vista delle vittime immediate), risultano anche le prolungate siccità.
Acque marine e perturbazioni
Proprio sul fattore climatico e sulle sue implicazioni future si sofferma lo studio di Aon-Benfield, con l'evidente obiettivo di riuscire a prevedere quanto meno il trend futuro del rischio ambientale. Cosa che consentirebbe da un lato di contenere le uscite per il rimborso dei danni, dall'altro di meglio modulare la politica dei premi applicati. Sono infatti in corso, da vari anni, molti sforzi per verificare l'esistenza di un nesso quanto meno di massima tra il livello di riscaldamento delle acque marine (le sequenze di El Nio e La Nia nell'Oceano Pacifico; l'indice Amo, Atlantic Multidecadal Oscillation, per l'oceano Atlantico) e le perturbazioni generate.
Quest'ultimo indice, in costante aumento dal 1995 al 2008, sembra rivelare una correlazione diretta con gli uragani più gravi verificatisi. Rispetto a una media di 6,2 uragani di categoria 1 (i meno devastanti) abbattutisi ogni anno dal 1950 a oggi, negli ultimi 15 anni il loro numero risulta salito a 7,9 (+26,7%), da 3,7 a 5 (+33,5%) per quelli di categoria 2, da 2,7 a 3,9 per quelli di categoria 3 (+ 45%) e da 1,4 a 2,5 (+82%) per quelli catastrofici di categoria 4.
L'obiettivo più ambito appare tuttavia la capacità d'indicare, se non il momento esatto, quanto meno una finestra temporale e l'area in cui si verificano i terremoti più gravi. Se il sisma di Sichuan avesse colpito un Paese più evoluto sotto il profilo assicurativo (dal 30 al 60%) invece della Cina attuale, ricorda lo studio, «questo terremoto sarebbe sicuramente diventato il più costoso evento assicurato della Storia»: il solo costo della ricostruzione è stimato in 146 miliardi di dollari.
Ragionamento analogo lo studio fa circa il temuto "big One" in California, lungo la faglia di Sant'Andrea su cui sorgono le maggiori città dello Stato, da San Francisco a Los Angeles. La drammatica crisi immobiliare che attraversa l'America diverrebbe insostenibile nello "Stato dell'oro" in presenza di un terremoto anche di piccola entità. Qui il legame rischio sismico-premi assicurativi è letteralmente esplosivo.

09/02/2009
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