di Eugenio Buzzetti
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Shanghai, 18 mar. - Il made in Italy è il protagonista della settima edizione di Milano Unica Cina a Shanghai, appuntamento annuale del Salone Italiano del Tessile a cui partecipano 104 aziende del top di gamma del settore tessile e calzaturiero. All'inaugurazione dell'evento era presente anche il vice ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha sottolineato l'impegno del governo e delle istituzioni per sostenere i grandi eventi fieristici. "Quest'anno - ha spiegato Calenda - i fondi per il sistema fiere vengono decuplicati rispetto agli anni precedenti, arrivando a 48 milioni di euro, e una parte dei fondi va proprio agli eventi all'estero nel settore moda, soprattutto in Cina e Usa".
Lo scorso anno si è concluso con un ribasso nell'export verso la Cina (-9,6%) e Hong Kong (-11,9%) nel settore tessile, che rimangono comunque il secondo mercato di sbocco del settore dopo la Germania. Il rallentamento della domanda cinese trova spiegazione nella campagna moralizzatrice anti-stravaganze del governo cinese e nel cambio di gusto dei consumatori cinesi, oggi orientati verso prodotti della fascia upper casual e dell'abbigliamento sportivo, secondo il recente China Luxury Report realizzato da Bain Italia. "La flessione registrata dalle nostre esportazioni tessili - ha sottolineato Silvio Albini, presidente di Milano Unica - non solo non ci deve fare dimenticare che Cina e Hong Kong sono di gran lunga il nostro secondo mercato di sbocco, ma soprattutto le grandi potenzialità del mercato cinese".
A rendere potenzialmente più competitivi i prodotti italiani sulle produzioni locali sono alcuni fattori evidenziati da Milano Unica, come il recente apprezzamento dello yuan, l'aumento del costo del lavoro e l'attenzione alla protezione dell'ambiente del governo centrale cinese. Fattori che possono aprire nuove prospettive alle produzioni italiane: secondo i numeri di Milano Unica Cina, nell'edizione dello scorso anno, sono stati 3400 i clienti selezionati all'edizione dello scorso anno, provenienti da tutto il Far East, India, Giappone, Russia e Stati Uniti. "Milano Unica Cina è da anni l'esempio di come l'evento fieristico possa rappresentare un formidabile strumento per esportare l'essenza stessa della nostra manifattura, nella moda, come in altri settori - ha concluso Calenda - filiere che combinano la ricerca con la tradizione, il know how del territorio con le strategie aziendali su mercati complessi ma dalle potenzialità enormi".
Italia può aiutare Cina nello sviluppo ma no a contraffazione
L'Italia può contribuire allo sviluppo della Cina sotto il nuovo modello economico della "nuova normalità" a maggiore a valore aggiunto ma ribadisce, da Milano Unica Cina - che si apre oggi a Shanghai - il no ai tentativi di contraffazione che hanno segnato molte polemiche tra Italia e Cina negli ultimi anni. "L'Italia ha molto da dare alla Cina nell'aiutarla a realizzare i suoi grandi obiettivi strategici - ha spiegato il presidente di Ice, Riccardo Maria Monti, oggi a Shanghai - l'opinione non soltanto mia è che questo programma di sviluppo armonico cinese non possa che aumentare fortemente la cooperazione Italia-Cina su tutti i filoni in cui già esiste: dall'ambiente alle energie alternative, dall'urbanizzazione alla filiera agro-alimentare, fino allo spazio e alla farmaceutica".
L'evoluzione verso un modello di sviluppo guidato dall'innovazione e da un "made in China" ad alto valore aggiunto "potrebbe essere in contrasto" con le produzioni italiane, ha poi continuato Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia, anche se rientra nella competizione globale. "E' chiaro che questo fenomeno deve rimanere all'interno della concorrenza leale - ha sottlineato Marenzi - Forse, la Cina deve migliorare su questo aspetto della contraffazione e delle copie dei prodotti. Va benissimo, per esempio, il discorso dell'e-commerce, ma attenzione che alcuni di questi circuiti sono anche quelli che vengono prodotti contraffatti. Va bene la concorrenza globale e l'interscambio dei prodotti, non va bene la scorrettezza: su questo dobbiamo ancora lavorare molto e la Cina deve impegnarsi di più".
18 marzo 2015
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