CALA L'EXPORT A NOVEMBRE

Pechino, 7 dic.- Export cinese ancora in calo a novembre. I dati non sono ancora quelli ufficiali elaborati dalla dogana cinese - per conoscerli bisognerà attendere fino a sabato-, ma la fonte è delle più autorevoli. Secondo il vice ministro del Commercio Chong Quan, nel mese scorso le esportazioni cinesi sarebbero state addirittura inferiori a quelle di ottobre quando il Dragone chiuse il mese con un +15.9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Un record in negativo che segnò il livello più basso degli ultimi due anni escludendo il mese di febbraio  in cui di solito l'economia rallenta lasciando il posto ai festeggiamenti per il capodanno lunare. Le dichiarazioni di Chong - intervenuto mercoledì nel corso di una conferenza stampa per presentare un rapporto del governo sul piano di sviluppo a lungo temine del commercio cinese - confermano  le previsioni dei mercati che vedono in parallelo una crescita dell'import. Non c'è più, dunque, alcun dubbio: la crisi globale sta trascinando nel vortice anche la seconda economia al mondo il cui sistema è tradizionalmente orientato verso l'esportazione.

 

Già lo scorso mese, dopo il brusco calo riportato dall'export, gli analisti avevano individuato in particolare la causa principale proprio nella crisi del debito nel Vecchio continente verso cui nel 2010 è convogliato un terzo della produzione cinese (questo articolo)

 

E la situazione, spiegano gli esperti, si farà ancora più grave nei prossimi mesi mettendo in serie difficoltà gli esportatori già stremati da un'inflazione galoppante che a ottobre si è attestata al +5,5. "La combinazione dei due fattori (aumento del costo della vita e diminuzione della domanda globale) segnerà il rallentamento dell'export per tutto il 2012" spiega Wang Shouwen, direttore del dipartimento degli scambi con l'estero del ministero del Commercio. Una visione condivisa anche dagli analisti dell'Accademia cinese di Scienze Sociali (CASS) che prevedono per il prossimo anno la prima frenata dell'economia da più di una decennio. Secondo il CASS, nel 2012 il Pil passerà dal +9,2% del 2011 al + 8,9%, mentre l'Indice del prezzi al consumo scenderà al 4,6%, in calo quindi rispetto al 5,5 di quest'anno, ma ancora al di sopra della soglia di 'sicurezza' del 4% decisa da Pechino. 

 

Tornando all'export Wang ha inoltre aggiunto che non è escluso che nel prossimo anno  la Cina riesca a vendere  più prodotti rispetto quelli attuali se l'Europa riuscirà a mantenere la crisi sotto controllo, mentre la Cina troverà estremamente difficile incrementare le sue importazioni dall'Europa e dagli Usa.

 

Dalle esportazioni all'apprezzamento del renminbi. "Il recente declino del tasso di cambio dello yuan è una buona cosa" ha detto il vice ministro del Commercio Chong secondo cui il dato prova che l'andamento della divisa cinese riflette l'andamento del mercato. Dopo il picco raggiunto il 14 novembre scorso quando il tasso di cambio  raggiunse il 6,335, lo yuan è sceso di circa la metà del suo valore. Attualmente, lo yuan-renminbi non è una moneta convertibile: la Banca Centrale fissa un tasso di riferimento e limita le perdite o i guadagni all'interno di una banda di oscillazione che si situa allo 0.5% rispetto a tale livello.  La Cina, inoltre, limita anche la conversione ai fini di investimento ,e ha ammassato le sue immense riserve in valuta estera- stimate in 3200 miliardi di dollari- anche attraverso la vendita continua di yuan, disposta per evitarne un eccessivo apprezzamento. Inoltre, nel giugno dello scorso anno Pechino ha sospeso l'ancoraggio di fatto al dollaro che era stato inaugurato proprio poco dopo lo scoppio della crisi, e da allora lo yuan si è costantemente apprezzato sul dollaro, anche se ben al di sotto della percentuale sperata dagli americani. "La Cina mantiene provocatoriamente basso il tasso di cambio della sua moneta e che uno yuan svalutato concede ai prezzi dei prodotti cinesi un vantaggio del 20%-25%  sui mercati globali" ha dichiarato più volte Barack Obama.

 

"Pechino non ha mai manipolato il tasso di cambio tanto che come possiamo vedere in questo momento sta fluttuando  a seconda dei cambiamenti del mercato e della domanda" ha dichiarato Chong con riferimento alle critiche che i principali concorrenti esteri, Ue e Usa in testa, muovono da tempo alla Cina. Secondo Pechino, infatti, la ragione dell'immenso squilibrio nella bilancia commerciale tra USA e Cina, che pende tutto a favore di quest'ultima, va rintracciato nel blocco esercitato sulla vendita di tecnologia americana, e non nel tasso di cambio dello yuan.

 

di Sonia Montrella

 

ARTICOLI CORRELATI

Cina teme il contraccolpo della crisi occidentale-PBoC riduce riserva obbligatoria

 

© Riproduzione riservata