Cadmio nel Guangxi, "peggior caso da dieci anni"

di Sonia Montrella

 

Pechino, 1 feb.- Per gli esperti l'emergenza cadmio nel fiume Longjiang rischia di diventare "il più grave disastro ambientale dell'ultimo decennio cinese". Risultato di uno sviluppo economico senza regole e di una classe dirigente locale troppo lassista.

 

Dall'inizio di gennaio si sarebbero infatti riversate nel Longiang, affluente del fiume delle Perle nella regione autonoma del Guangxi, oltre 20 tonnellate di cadmio; appena 10 tonnellate in meno della quantità espulsa nel 2010 dall'intera nazione. Una quantità smaltita solo in parte: secondo quanto riferito da Xu Zhencheng, ricercatore del ministero della Protezione ambientale e membro della task-force che si sta occupando della gestione del disastro, sette tonnellate di cadmio sono state subito neutralizzate con massicce dosi di cloruro di ammonio e di idrossido di sodio. Altre 13 tonnellate sono rimaste però in circolo nelle acque per oltre due settimane, con pesanti rischi sulla salute dei cittadini: presente nelle batterie, vernici e pannelli solari, il cadmio è una sostanza altamente cancerogena che provoca danni all'apparato scheletrico, al fegato e al sistema respiratorio.

 

Gli esperti di metalli pesanti non hanno dubbi: il disastro poteva essere contenuto se solo le autorità non avessero chiuso un occhio, come fanno di consueto, sugli scarichi di sostanze tossiche e avessero agito in modo repentino anziché tentare di tenere nascosto l'incidente. Una lezione per il futuro? Gli studiosi si dicono scettici: "il governo locale si è dimostrato incapace di identificare l'esatta sorgente della contaminazione, il che rende impossibile eliminare il problema alla radice". "Solo quando i pesci sono venuti a galla il governo ha ammesso pubblicamente il problema" ha sottolineato Ma Jun, direttore dell'Istituto di Affari ambientali di Pechino, che non ha dubbi sul fatto che le autorità avrebbero nascosto del tutto la vicenda se solo avessero potuto.  La presenza di cadmio nelle acque del fiume Longjiang è stata rilevata infatti solo lo scorso 15 gennaio, quando in seguito a una improvvisa morìa di pesci, furono effettuate delle analisi alle acque che evidenziarono un livello di cadmio di 80 volte superiore ai limiti consentiti. Resta però oscuro da quanto tempo le aziende stiano scaricando sostanze tossiche nel fiume.
Lunedì sera sono scattate le manette per sei dirigenti delle aziende accusate di aver scaricato illegalmente provocando il disastro ambientale. Le autorità del Guangxi però si sono rifiutate di pubblicare la lista dei nomi degli arrestati, mentre sono noti da qualche giorno i nomi di due delle industrie incriminate: l' impianto minerario Guangxi Jinhe Mining Co, e la Jinchengjiang Hongquan Lithophone Material nella città di Hechi. Tuttavia per molti dietro la mossa si nasconderebbe l'ultimo tentativo di mettere a tacere l'opinione pubblica.

 

E un coro di critiche si leva soprattutto dal web: "Il ministero per la Protezione ambientale utilizza un mix di sostanze per neutralizzare il grado di cadmio presente nelle acque, ma si tratta solo di soluzione di emergenza. A lungo andare si rivelerà un metodo inutile  in quanto la quantità di sedimenti di cadmio nell'acqua potrebbe continuare ad aumentare, è un pericolo latente" spiega un utente su Weibo, il Twitter cinese. "Noi cittadini non solo dovremmo interessarci all'efficacia delle misure d'emergenza a breve termine messe atto dai dipartimenti competenti, ma dovremmo anche supervisionare il programma di risanamento a lungo termine che vareranno" continua. "L'inquinamento da cadmio è un vero e proprio massacro, le truppe dell'industria chimica di Hechi sono come i diavoli invasori giapponesi" scrive un altro netizen. "E' gravissimo" commenta indignato un altro netizen "nessun dottore riesce a dire con precisione quale potrebbero essere le conseguenze di una prolungata esposizione a una sostanza così cancerogena".

Mentre l'emergenza cadmio è tutt'altro che vicina all'epilogo, le autorità di Liuzhou, città di 3 milioni e mezzo di abitanti particolarmente colpita dall'incidente, assicurano di aver in mano la situazione e dichiarano di nuovo potabile l'acqua. Ma la gran parte dei cittadini non sembra mostrare fiducia. "Continuerò a comprare l'acqua in bottiglia" spiega Liao Ming proprietario di una caffetteria di Liuzhou dove la scorsa settimana gli abitanti hanno svuotato i supermercati. Un problema che non si limita all'area del Guangxi: sebbene negli ultimi anni il governo abbia investito oltre 3 miliardi di dollari per migliorare la qualità delle acque cinesi, secondo le stime ufficiali sono ancora oltre 300 milioni coloro che non hanno accesso all'acqua potabile, mentre il problema dell'inquinamento coinvolge la metà dei fiumi e dei laghi della Cina.



©Riproduzione riservata
ARTICOLI CORRELATI
EMERGENZA CADMIO, ARRESTATI SETTE DIRIGENTI