Pechino, 12 lug. - Le società straniere potrebbero debuttare alla Borsa di Shanghai già dall'anno prossimo: lo ha annunciato venerdì scorso il direttore generale dell'Ufficio servizi finanziari Fang Xinghai. "I lavori preparatori per consentire anche alle compagnie estere di quotarsi a Shanghai stanno procedendo agevolmente – ha dichiarato Fang al quotidiano ufficiale China Daily – e spero che tutto possa essere pronto entro l'anno prossimo". Gli sforzi del governo cinese per fare di Shanghai un centro finanziario internazionale, ridimensionando l'importanza di Hong Kong, proseguono nonostante le perdite registrate dallo Shanghai Composite Index: tra le società internazionali che hanno espresso il loro interesse per la quotazione su questa piazza figurano in prima linea colossi come HSBC Holdings Plc e London Stock Exchange Group Plc; uno studio di Pricewaterhouse Coopers diffuso all'inizio di luglio mostra che le offerte iniziali di acquisto piazzate presso le borse di Shanghai e Shenzhen potrebbero raccogliere quest'anno fino a 500 miliardi di yuan (circa 74 miliardi di dollari, o 58 miliardi di euro), un risultato migliore di quello registrabile sulle piazze del resto del mondo. "La China Securities Regulatory Commission e la Borsa di Shanghai si stanno facendo carico della preparazione delle regole per la quotazione delle società straniere – ha detto ancora Fang – e siamo già stati contattati da grossi gruppi attivi nella finanza, nelle telecomunicazioni, nei beni di consumo e nel manifatturiero". La borsa di Shanghai – insieme a quella di Hong Kong – è in questi giorni il teatro della più grande offerta pubblica di acquisto di tutti i tempi: Agricultural Bank of China, l'unica delle quattro grandi banche cinesi a non essere ancora quotata, ha annunciato il 6 luglio scorso il prezzo di collocamento dei suoi titoli e punta a raccogliere con questa IPO la cifra record di 22,1 miliardi di dollari. AgBank è un gigante da 24mila filiali, 320 milioni di correntisti e oltre mille miliardi di dollari di depositi; il prezzo delle azioni (3,20 dollari a Hong Kong e 2,68 yuan a Shanghai; circa 32 centesimi di euro) ne ha portato il valore complessivo a 128 miliardi di dollari, ma molti osservatori – nonostante i progressi degli ultimi anni – continuano a temere la forte caratterizzazione rurale dell'istituto, nato ai tempi di Mao per finanziare i piccoli contadini delle immense campagne cinesi.
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