PECHINO, 25 gen.-- ConocoPhillips pagherà alla Cina 160 mln di dollari di risarcimento. Dopo mesi di polemiche e rinvii, la società responsabile della perdita di petrolio del giugno scorso annuncia di aver raggiunto un accordo con il Ministro dell'Agricoltura cinese sulla richiesta di indennizzo per le perdite di petrolio nel Golfo di Bohai. ConocoPhillips non ha precisato se la cifra stanziata includa fondi del partner cinese China National Offshore Oil Corp (CNOOC), ma pagherà 160 milioni di dollari come risarcimento, in risposta a rivendicazioni pubbliche e private di danni alle comunità di pesca della baia di Bohai.
Secondo la dichiarazione, ConocoPhillips e CNOOC destineranno rispettivamente ulteriori 100 e 250 milioni di yuan (circa 12 milioni e 30 milioni di euro) dai propri fondi per l'ambiente rispetto a quelli già annunciati per la manutenzione, il ripristino, il monitoraggio ambientale e la ricerca scientifica delle risorse di pesca nella zona.
La fuoriuscita di petrolio aveva inquinato 6,200 km di acque dal mese giugno dell'anno scorso, un'area pari alla superficie di Londra, causando gravi perdite al turismo e alle industrie di pesca e allevamenti acquatici della provincia del Liaoning.
A settembre le autorità marittime cinesi avevano ordinato alla società di interrompere le operazioni ai giacimenti Penglai 19-3. I lavori di due delle piattaforme del giacimento erano già state bloccate a giugno, ma la pressione del governo è ripresa in seguito a nuove perdite e a un nuovo incidente nello stabilimento di Suizhong 36-1 nel mese di luglio (questo articolo).
La notizia è stata tenuta riservata per diverse settimane. A svelare la perdita di petrolio dal giacimento di Penglai 19-3 fu un privato cittadino che il 21 giugno diffuse la notizia sulla piattaforma di microblog Weibo, parlando di pesci morti e alghe in decomposizione. Poi di nuovo il silenzio fino ai primi articoli sulla stampa nazionale datati 6 luglio, apparsi sul Southern Weekend, sebbene l'entità del disastro fosse ancora ridimensionata: si parlò di 840 chilometri quadrati di mare inquinato (questo articolo).
In seguito, il partner americano era stato accusato di aver tentato di insabbiare il disastro, per salvaguardare la propria immagine.
"Da quando la perdita è stata resa pubblica, la Conoco Phillips ha impiegato più energie per salvaguardare la sua immagine che non per salvaguardare l'ambiente e rimediare al danno causato - si leggeva in un editoriale pubblicato sul quotidiano ufficiale People's Daily - e dopo una lunga serie di tentativi di insabbiamento, inganni e ritardi, la produzione al giacimento Penglai 19-3 è stata finalmente interrotta"(questo articolo).
Lo stabilimento di Penglai 19-3, il più grande stabilimento off-shore in Cina con una produzione giornaliera di 160.000 barili, viene sfruttato in collaborazione con CNOOC, una delle tre principali società petrolifere cinesi, che ne detiene una quota del 51%. Le stime sul danno effettivo non sono concordi. Secondo le stime del professor Zhang Luoping dell'Accademia per l'ambiente oceanico di Xianmen, la perdita effettiva ammonterebbe ad almeno 7 mila barili.
di Sara Aquilino