Secondo un sondaggio effettuato da Bloomberg su una squadra di economisti ed esperti di questioni finanziarie cinesi, le banche del Dragone potrebbero aver conseguito in media un incremento degli utili del 29%, segnando così il quarto anno consecutivo di crescita da primato.
I guadagni netti di Bank of China - il terzo istituto di credito cinese - verranno pubblicati quest'oggi, e nelle previsioni Bloomberg dovrebbero risultare pari a circa 99 miliardi di yuan (più di 10 miliardi di euro), un incremento del 22%. I profitti di China Construction Bank, la seconda banca più importante del paese, verranno resi noti più avanti nel corso della settimana, e potrebbero risultare incrementati del 30%. Il 30 marzo prossimo sarà invece il turno di Industrial and Commercial Bank of China, che se le statistiche Bloomberg non mentono potrebbe definitivamente consacrarsi come il primo istituto di credito del mondo per profitti con un risultato da 163.7 miliardi di yuan (17.6 miliardi di euro), registrando un +27%. La prossima settimana toccherà infine a Agricultural Bank of China e a Bank of Communications, che dovrebbero riportare rispettivamente un aumento dei guadagni del 40% e 26%.
La raffica di risultati positivi, se confermata, basterà a tranquillizzare gli economisti che temono la proliferazione dei crediti in sofferenza? Negli ultimi due anni le banche hanno immesso sul mercato una liquidità da guinness, pari a circa 2700 miliardi di dollari, che sta provocando continui aumenti dell'inflazione e ha sollevato preoccupazioni sulla tenuta del sistema finanziario cinese. Sotto accusa, in particolare, ci sono i prestiti erogati alle LIC (Local Investment Companies), veicoli finanziari controllati dai governi locali, che secondo un'indagine della China Banking Regulatory Commission pubblicata qualche mese fa dalla rivista Caixin sono già perduti al 23% e rischiano di trasformarsi in crediti in sofferenza per circa il 50% del totale (questo articolo). Gran parte di questo fiume di denaro è stato impiegato per la realizzazione di progetti nel real estate che hanno sospinto in alto il prezzo delle nuove abitazioni, mentre la Banca centrale ordinava a tutti gli istituti di credito di effettuare stress test per valutare l'impatto che un crollo del mercato immobiliare fino al 60% dei valori attuali potrebbe avere sui loro asset. Un rapporto pubblicato all'inizio del mese dall'agenzia di rating Fitch sostiene che c'è il 60% di possibilità che le banche cinesi affrontino una crisi sistemica in caso di scoppio di una bolla immobiliare entro la metà del 2013 (questo articolo).
Ma le severe misure alle quali Pechino sta sottoponendo gli istituti di credito per drenare la liquidità in eccesso – che comprendono limitazioni sui prestiti concessi ai progetti immobiliare e alle LIC - sembrano ottenere i primi risultati: nei mesi di gennaio e febbraio le banche hanno concesso nuovi prestiti per 1580 miliardi di yuan (170 miliardi di euro), ben il 25% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Adesso, se le analisi di Bloomberg saranno confermate, chi temeva per lo stato di salute delle banche cinesi potrà dormire sonni un po' più tranquilli.
di Antonio Talia
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