Beretta si allarga in Cina: nuovo impianto nel Dangtu
Una crescita da cogliere al volo. E la multinazionae brianzola Beretta ha impiegato appena 12 mesi dalla progettazione al taglio del nastro per il nuovo stabilimento cinese, nel distretto di Dangtu a Ma'anshan, costato 12 milioni. «Eh sì – commenta Vittore Beretta, timoniere del Salumificio omonimo – bella la crescita! Ma se non la cogli al volo ti gira le spalle e ci pensa un tuo competitor a soddisfarla». Il primo salumificio in Cina il gruppo lombardo l'ha costruito 5 anni fa «ma ora - aggiunge Beretta – era importante rispondere a un mercato in crescita tumultuosa: un anno fa abbiamo presentato alle autorità il progetto per il nuovo stabilimento da 9mila mq, in quello vecchio non ci stavamo più. In 20 giorni è stato approvato e in un anno lo abbiamo realizzato. Un vero tour de force reso possibile dalla solerzia della burocrazia cinese e dalle nostre capacità organizzative». Il gruppo Beretta nel 2011 ha fatturato 592 milioni e quest'anno ha un budget del +5% «ma oggi facciamo meglio del budget».
Il nuovo sito cinese darà lavoro a 150 addetti e in un triennio fatturerà 170-180 milioni. Insomma nulla a che fare con il muro eretto dal comune di Rovagnate, nel Lecchese (si veda Il Sole 24 Ore del 28 gennaio), contro il quale ha sbattuto un maxi investimento Beretta per un salumificio da 120 milioni e 400 addetti, da costruire su un terreno aziendale posseduto da decenni. Dopo mesi di tira e molla l'amministrazione comunale non ha deliberato la variante al piano regolatore e concesso le licenze edificatorie trincerandosi dietro la mancanza di ricadute occupazionali (ma in realtà dietro ci sono due milioni che ballano sulla richiesta di restauro del palazzo comunale). Il che ha fatto insorgere persino la Cgil che ha accusato l'amministrazione comunale di «impicciarsi di cose che non la riguardano», nella fattispecie le ricadute occupazionali che sono di competenza dei sindacati. «La prego – chiede Beretta – non rinfocoliamo la vicenda di Rovagnate: ci ha fatto soffrire troppo. La riaffronteremo dopo le elezioni della prossima primavera con la nuova amministrazione comunale: spero di trovare maggiore sensibilità». Però poi l'imprenditore ricorda che negli Stati Uniti le autorità hanno autorizzato in soli 2 mesi un ampliamento di 5mila mq dello stabilimento. Ma anche nel nostro Paese il gruppo alimentare sta realizzando due ampliamenti nei tre stabilimenti operativi.
Il nuovo salumificio cinese si trova a Ma'anshan, circa 300 chilometri da Shanghai e 60 da Nanchino. Lo stabilimento sostituirà quello storico che il gruppo aveva aperto nel 2007 e rafforzerà la joint venture con il gruppo alimentare cinese Yurun. Nella partnership Beretta ha una quota del 30% «ma tutta la progettazione è nostra e le apparecchiature arrivano dall'Italia; inoltre esprimiamo il management, le direzioni marketing e vendite, i soci di Yurun curano la logistica». All'inaugurazione di questa mattina a Ma'anshan saranno presenti le autorità cinesi, il console italiano Vincenzo De Luca, il rappresentante dell'Agenzia per la promozione all'estero e una ventina di top manager delle più grandi imprese italiane in Cina.
In Cina il gruppo Beretta esporta prosciutto cotto, in vaschetta, intero e disossato, da due anni mentre gli altri salumi non possono varcare la frontiera a causa di restrizioni di natura sanitaria. Il gruppo brianzolo è quindi costretto a produrli in loco e commercializzarli col marchio congiunto Yurun Beretta. «I consumatori cinesi – conclude Beretta – non sono abituati al consumo di carne di suino stagionata, ma negli ultimi anni assistiamo a un'occidentalizzazione degli stili di vita. E noi siamo presenti nelle grandi catene come Carrefour, Auchan, Rewe e Metro».
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180 milioni
Il fatturato
I ricavi sviluppati dal nuovo sito in Cina; gli addetti saranno 150
18/02/2012