Pechino, 08 feb. - Una partnership a tutto campo in ambito culturale tra Italia e Cina, due paesi che, nel corso dei secoli, hanno influenzato in maniera impressionante le culture di Occidente ed Oriente: Mario Resca, Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio culturale del Ministero per i Beni e le Attività culturali, ha presentato oggi a Pechino i risultati degli accordi siglati in questi giorni con le autorità cinesi. "Non si tratta di accordi di tipo 'cosmetico', o su base episodica - ha spiegato Resca - ma di una partnership su base quinquennale che prevede un piano d'azione comune a tappe ben precise già per il primo anno". Quali sono i punti del patto tra Pechino e Roma? Il primo risultato concreto è costituito da una cooperazione a lungo termine con diversi Musei di Pechino, tanto sul fronte della conservazione e della valorizzazione che su quello dell'organizzazione di eventi congiunti: la mostra "I due Imperi - Han e Impero Romano", ad esempio, che sta riscuotendo un ottimo successo al World Art Museum di Pechino e che nel prossimo autunno inaugurerà l'Anno culturale della Cina in Italia, potrà poi essere portata in giro per il mondo. Ma la lettera d'intenti siglata alla presenza del Vice Ministro cinese della cultura, signora Zhao Shaohua, prevede anche uno scambio di mostre fino al 2014 e un'intensificazione degli scambi, definiti "già fiorenti", sul versante del restauro, sul quale - dice Resca - "i cinesi ci riconoscono come i numeri uno al mondo". Uno dei punti fondamentali della partnership riguarda il nuovo Museo nazionale della Cina, che al suo interno ospiterà uno spazio permanente gestito dall'Italia: si tratta del più grande museo del mondo, 190 mila metri quadrati, la cui apertura è prevista a piazza Tian an Men per la fine dell'anno. L'Italia avrà il privilegio, unico paese al mondo, di gestire uno spazio di mille metri quadri: "L'area ci verrà concessa in comodato gratuito - ha spiegato Resca - e ci permetterà di organizzare mostre di opere italiane antiche e anche, a rotazione, di autori contemporanei. Lo scopo di questa presenza è aumentare la conoscenza della cultura italiana tra il popolo cinese, che può fornire un flusso di turisti culturali potenzialmente inesauribile". Secondo il Direttore Generale la mossa fa parte di una strategia di più ampio respiro che, invece di procedere per compartimenti stagni, mira a fare della cultura uno dei cardini per rilanciare l'economia italiana: "La cultura sarà necessariamente l'asse portante di una rinascita economica del nostro paese. Se vogliamo che la nostra economia possa sopravvivere in un mondo sempre più competitivo, sempre più aperto, dobbiamo venire a patti col fatto di essere un paese privo di materie prime o di rilevante influenza linguistica. Spero di essere smentito, ma mi pare anche che sia impossibile proseguire con il manifatturiero sul territorio italiano. Abbiamo però un'enorme abbondanza di beni culturali, e abbiamo il dovere di detenere un ruolo da leader. Questa è economia della cultura, perché un euro investito in cultura può avere una ricaduta tra gli 8 e i 16 euro: ma per affrontare questa sfida non dobbiamo solo essere consapevoli di essere il paese che ospita il David di Donatello o il Colosseo, ma anche introdurre una precisa tutela del paesaggio e una cultura dell'accoglienza, sulla quale siamo ancora carenti. È importante avere pulizia, aeroporti efficienti, e sapere che il turista non è qualcuno da derubare, ma un patrimonio che va tutelato: è un cliente e, come tale, se verrà ben trattato tornerà; altrimenti, parlerà male di noi". Resca, che viene dal mondo dell'impresa e ha ricoperto ruoli di primo piano nel mondo del business, è stato chiamato dai cinesi a discutere di questo approccio nel comitato di consulenti del World Art Museum di Pechino: "C'è un futuro, e qui in Cina noi siamo autorevolissimi, che passa attraverso la valorizzazione dei nostri beni culturali. Dobbiamo interpretare questo ruolo con autorevolezza senza sentirci secondi a nessuno".