BENETTON: PECHINO CENSURA BACIO OBAMA/HU

BENETTON: PECHINO  CENSURA BACIO OBAMA/HU

Pechino, 18 nov.- Il Vaticano e la Casa Bianca non sono i soli a non gradire la provocatoria campagna pubblicitaria Benetton "Unhate": sul bacio tra il leader cinese Hu Jintao e il Presidente Usa Barack Obama si è abbattuta anche la censura di Pechino.

 

Anche se l'immagine è raggiungibile sul sito ufficiale Benetton e compare qui e là, è estremamente difficile incontrarla sul web cinese, severamente controllatao dal governo: sul motore di ricerca Baidu -il più popolare in Cina- digitando le parole "Obama", "Hu" e "bacio" non si riesce ad accedere direttamente all'immagine, e un banner segnala che i contenuti ricercati non possono essere mostrati per ragioni legali.

 

Risultato simile su Sina Weibo, sorta di "Twitter alla cinese", dove diversi netizen locali avevano elogiato ieri Benetton per l'originalità e il messaggio d'amore internazionale che comunica la campagna: nella giornata di venerdì era già diventato impossibile vedere la foto in cui il leader Usa e il segretario del Partito Comunista Cinese si baciano in bocca.

 

Anche gli altri media ufficiali cinesi, dall'agenzia di Stato Xinhua al quotidiano del Partito "China Daily" fino al giornale nazionalista "Global Times", non pubblicano l'immagine né la menzionano, pur offrendo qualche spazio alle altre foto, come il bacio tra Obama e il leader venezuelano Chavez e quello tra il Papa Benedetto XVI e l'imam del Cairo Ahmed Mohamed el-Tayeb, che ha scatenato le ire della Santa Sede.

 

Deviano lievemente dalla linea ufficiale alcuni forum come dwnews.com, che pubblica l'immagine e semina il dubbio tra i netizen cinesi: "Sembra un fotomontaggio: è un falso?" si chiede un primo commentatore.  "Se la stretta di mano tra due diverse ideologie e due diversi modi di pensare è cosa normale, il bacio è inusuale" scrive un altro, forse a riprova che in Cina una campagna basata sulla provocazione non viene recepita secondo gli standard occidentali.

 

Fonti della SARFT, uno degli organi del governo cinese che controllano la censura su Tv, radio e web, non intendono parlare direttamente del caso, limitandosi a dichiarare che in Cina sono proibite le campagne pubblicitarie che "veicolano messaggi negativi".

 

Per Pechino la campagna Benetton arriva in un momento particolarmente sensibile, sia sul fronte interno che su quello internazionale. Giusto un mese fa la riunione annuale del Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha avuto come tema le "politiche culturali", scatenando di fatto un nuovo giro di vite della censura sul web. Nell'ultima settimana, inoltre, Washington e Pechino si sono aspramente fronteggiate su diversi temi, che vanno dalle controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale –dove gli Stati Uniti premono per una risoluzione a fianco di Vietnam e Filippine, mentre la Cina rifiuta discussioni multilaterali- al problema del tasso di cambio dello yuan, che secondo uno schieramento sempre più vasto del Congresso Usa concede al Dragone un vantaggio sleale nei commerci con l'estero.

 

La Cina è anche un paese che mostra spesso un atteggiamento schizoide in tema di libertà sessuali: da un lato, la pornografia è completamente censurata sul web,  la prostituzione è proibita e l'omosessualità viene difficilmente accettata. Ma dall'altro, anche catene di supermercati per famiglie non esitano a esibire sex toys e di sera le città si popolano delle "lanterne rosse" dei "saloni per parrucchiere", che in realtà non si sforzano troppo per celare la loro vera natura di case di piacere.

 

Un bacio in bocca tra il presidente Hu Jintao e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama deve essere sembrato decisamente troppo agli occhiuti censori di Pechino. Che -ancora una volta- si mostrano qualche passo indietro rispetto ai cittadini di cui dovrebbero preservare la morale.

 

di Antonio Talia

 

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