Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 5 ott. - La Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le stime di crescita per gli anni 2015 e 2016 nel settore Asia-Pacifico. Sulle nuove stime pesano i timori legati al rallentamento della Cina, vista in crescita al 6,9% nel 2015 e al 6,7% l'anno prossimo, secondo le ultime stime dell'East Asia and Pacific Economic Update, contro le precedenti previsioni del 7,1% di crescita entro fine anno e del 7% nel 2016. Nel biennio 2017-2018, la crescita cinese viene data al 6,5%. La crescita dell'Asia orientale - al 6,8% lo scorso anno - è data al 6,5% quest'anno e al 6,4% nel 2016, in ribasso rispetto alla previsione di aprile del 6,7%. Nel 2017, la crescita della regione viene stimata al 6,3%. "In particolare - sottolinea la World Bank - l'incertezza riguarda la traiettoria e le ricadute del ri-bilanciamento economico della Cina e l'attesa normalizzazione delle politiche statunitensi sui tassi di interesse".
Per il 2015, la Cina raggiungerà l'obiettivo di crescita "attorno al 7%" fissato nel marzo scorso dal governo, anche se l'economia di Pechino rimane caratterizzata da un'espansione economica moderata, da un calo degli investimenti e da un momento di restrizione del credito. Giudizio genericamente positivo sul nuovo modello di sviluppo di Pechino. "La crescita cinese sta andando verso un più bilanciato e sostenibile sentiero di crescita", scrive nel rapporto la Banca Mondiale. A pesare sulla crescita cinese ci sono anche il ribasso dei prezzi delle commodities e una prospettiva di più difficili condizioni finanziarie all'esterno. "Se la crescita cinese dovesse rallentare ulteriormente -continua il rapporto - gli effetti si sentirebbero anche nel resto della regione, specialmente connessi in Paesi collegati alla Cina attraverso il commercio, gli investimenti e il turismo".
L'Asia orientale conta oggi per circa i due quinti della crescita mondiale. Le stime ribassiste della Banca Mondiale vengono condivise anche da altri istituti regionali. A settembre, la Asian Development Bank aveva fissato al 6,8% la crescita cinese per il 2015, contro una stima del 7,2% formulata a inizio anno. Il mese scorso, il Fondo Monetario Internazionale aveva lanciato l'allarme sul rallentamento della crescita cinese, che potrebbe avere come conseguenza il deprezzamento delle materie prime e potrebbe rappresentare un fattore di rischio per la crescita globale. Nonostante il giudizio positivo sul rimodernamento dell'economia, la transizione verso un modello di crescita più focalizzato sui consumi interni rispetto al passato "sembra avere ripercussioni all'estero maggiori del previsto", nel giudizio dell'istituto di Washington. Nonostante il ritmo di crescita della Cina sia generalmente più elevato di quello di molte economie occidentali, Pechino sta andando verso il tasso di crescita più basso dal 1990, anche nel caso in cui raggiunga l'obiettivo fissato a marzo scorso, del 7%, e in ribasso anche rispetto al dato del prodotto interno lordo dello scorso anno, al 7,3%, secondo gli ultimi calcoli effettuati il mese scorso.
05 OTTOBRE 2015
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