La Banca Mondiale rivede al rialzo le previsioni sulla crescita della Cina per il 2009: secondo l'organismo delle Nazioni Unite il Pil cinese riuscirà a totalizzare un + 7.2% invece del +6.5% ipotizzato nel rapporto precedente, pubblicato nel marzo scorso. Secondo il dossier la chiave di questa revisione va rintracciata in un aumento degli investimenti influenzati dal governo, grazie al pacchetto di stimoli straordinari all'economia da 4mila miliardi di yuan (poco meno di 420 miliardi di euro) varato da Pechino nel novembre scorso. "In ogni caso è improbabile che si assista a una ripresa rapida e diffusa del sistema cinese –scrivono gli esperti della Banca Mondiale- a causa dell'attuale situazione economica mondiale e delle relative prospettive di breve periodo per gli investimenti del settore privato". Secondo il rapporto, insomma, è difficile che Pechino riesca da sola a raggiungere una crescita attorno al 9% prima che l'economia mondiale riparta. Dei 7.2 punti percentuali previsti, almeno 6 sono da attribuire ad investimenti su cui il governo ha influito, direttamente – come nel caso di infrastrutture e sanità- o indirettamente, tramite sgravi fiscali: i dati mostrano infatti che, se nei primi quattro mesi del 2009 questo tipo di investimenti sono aumentati del 39% (rispetto al 13% registrato l'anno scorso), quelli affidati esclusivamente agli attori privati sono cresciuti solo del 12.6%; una cifra molto inferiore al +20% del 2008. Le prospettive di vendita del settore immobiliare nel medio periodo appaiono abbastanza buone, ma non altrettanto quelle di settori come il manifatturiero, dove le vendite all'estero si aggirano tra un terzo e un quarto del totale. "Alla luce delle proiezioni attuali non è necessario, e probabilmente non sarebbe neanche utile, aggiungere ulteriori stimoli fiscali tradizionali quest'anno" prosegue il dossier, sottolineando che Pechino potrebbe avere bisogno di altre manovre straordinarie nel 2010. In uno scenario di lungo respiro tracciato dagli esperti della Banca Mondiale si ipotizza che le esportazioni cinesi nei prossimi dieci anni potrebbero crescere di circa 9 punti percentuali all'anno, ben dieci punti in meno che nel decennio scorso. Una cifra di questo genere si potrebbe tradurre in un -2% della crescita del Pil annuo, un rallentamento definito "significativo, ma non drammatico, se confrontato con la crescita media del 10% registrata negli ultimi dieci anni". Secondo le stime ufficiali il Pil cinese nel 2008 è cresciuto del 9%, la crescita più debole dal 2001 e il primo risultato al di sotto delle due cifre dal 2003. La leadership di Pechino punta ad una crescita dell'8% anche nel 2009, un risultato ritenuto da molti osservatori, ufficiali e indipendenti, come la soglia minima per mantenere sotto controllo l'economia del paese.