Roma, 12 ott.- La Cina e gli Usa sono di nuovo schierati su fronti diversi. Oggetto della contesa: il mar cinese meridionale. In occasione del vertice dell'Asean allargato in corso a Hanoi sono emerse chiaramente le posizioni delle due superpotenze: mentre Pechino ha cercato di rassicurare i vicini asiatici preoccupati dalle recenti 'manovre' del Dragone nel mar cinese meridionale - prima fra tutte la controversia con il Giappone sulle isole Diaoyu (leggi questo articolo) -, gli Usa hanno rimarcato i loro interessi di libero commercio in quelle zone. Dopo la rivalutazione dello yuan, il riarmo di Taiwan, il dossier Nord Corea e il taglio alle emissioni di CO2, a incrinare i rapporti tra le prime due potenze economiche arriva anche la questione marittima.
"E' nostro interesse che sia garantita la libertà di navigazione nell'ottica di un libero sviluppo economico e nel pieno rispetto delle leggi internazionali": queste le parole del segretario della Difesa americano Robert Gates che durante il suo intervento ha accuratamente evitato di nominare la Cina. Il messaggio (e il riferimento) è però passato forte e chiaro e secondo molti osservatori susciterà le ire di Pechino che considererà quella degli Usa come l'ennesima ingerenza negli affari domestici asiatici. "Gli Stati Uniti – ha aggiunto Gates – hanno sempre transitato e operato in acque internazionali tenendo conto non solo dei propri diritti, ma anche di quelli degli altri. E questo non cambierà in futuro, né gli Usa hanno intenzione di impegnarsi con i nostri partner in esercitazioni o attività". Parole che da una parte vogliono essere una risposta alle proteste della Cina che cerca di ampliare il proprio raggio di azione oltre le proprie coste, in quelle acque che gli Stati Uniti considerano internazionali; dall'altra vogliono riconfermare il sostegno dell'America alle nazioni del sud-est asiatico che si sentono sempre più minacciate dal gigante asiatico e con le quali Washington mira a mantenere rapporti cordiali.
Sull'altro fronte anche la Cina mira a tenere a bada le nazioni asiatiche e, nel tentativo di allentare le tensioni, ad Hanoi ha invitato i membri dell'Asean a lavorare insieme per il bene comune: "Lo sviluppo della difesa cinese perseguito dal governo non vuole né minacciare né sfidare gli altri Paesi, ma solo assicurare pace e stabilità regionale e internazionale" ha dichiarato il generale cinese Liang Guanglie. "La sicurezza di un Paese non si basa solo sulla propria capacità di difesa, ma anche sulla fiducia negli altri" ha poi aggiunto Liang.
Le recenti rivendicazioni territoriali del Dragone delle isole Diaoyu, degli arcipelaghi delle Paracel e delle Spratly – che secondo molti analisti potrebbero far scoppiare una guerra calda - hanno destato le preoccupazioni degli Stati Uniti che temono di veder compromesso il corridoio di navigazione internazionale. Intanto Washington corre ai ripari e imbocca la via più diplomatica: "Bisogna quanto prima ristabilire la comunicazione tra gli Usa e la Cina al fine di evitare fraintendimenti ed errori" ha dichiarato Gates che è stato formalmente invitato a Pechino per il prossimo anno. Le relazioni militari tra i due Paesi si sono incrinate in seguito alla decisione degli Usa di fornire armi a Taiwan per 6,4 miliardi di dollari. Una scelta che non è andata giù al Dragone tanto che il portavoce del ministero della Difesa cinese ha dichiarato che quello di Taiwan è tuttora il più grande ostacolo al dialogo tra la Cina e gli Usa. Ma la Cina non vede di buon occhio nemmeno l'amicizia tra gli ex nemici storici Stati Uniti e Vietnam che ad agosto hanno dato vita a una serie di esercitazioni congiunte al largo delle coste vietnamite, proprio in quelle acque che fanno gola a Pechino.
di Sonia Montrella
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