Roma, 10 mag.- Ad aprile la Cina ha registrato surplus commerciale pari a 1.68 miliardi di dollari. E' quanto fanno sapere le autorità del General Administration Custom (GAC): il totale degli scambi commerciali complessivi avrebbe garantito al gigante asiatico una crescita annua del valore di 238.16 miliardi di dollari. In particolare, il valore delle importazioni si attesta a 118.24 miliardi di dollari - +49,7% - mentre le esportazioni ammontano a 119.92 miliardi di dollari, un aumento del 30,5% rispetto alle cifre del 2009 e del 6,3% rispetto al mese scorso. E sono cifre che, in un certo senso, deludono le aspettative degli economisti che avevano stimato una crescita rispettivamente del 52,3 e del 29,1%. A marzo la Cina aveva registrato un deficit di 7,2 miliardi, il primo degli ultimi sei anni, dovuto a un impennata delle importazioni e a un aumento dei prezzi delle commodity. Nonostante il valore dell'interscambio di aprile sia diminuito dell'87% rispetto allo scorso anno, le cifre evidenziano una netta inversione che non può che essere accolta positivamente. L'inaspettato ritorno del surplus cinese, tuttavia, potrebbe tornare ad alimentare le pressioni sull'apprezzamento dello yuan a cui il ministro del Commercio cinese Chen Deming si era duramente opposto il mese scorso; il deficit di marzo, infatti, aveva fornito una forte argomentazione alla leadership cinese, che sostiene l'inutilità di una rivalutazione dello yuan per riequilibrare il saldo della bilancia commerciale tra la Cina e il resto del mondo, Stati Uniti in testa.
Il trend potrebbe in parte risentire della crisi che sta minacciando l'Europa. Secondo quanto riportato dal GAP, nel primo quadrimestre del 2010 l'Ue è stata il maggior partner commerciale della Cina con un interscambio scambio commerciale che ha toccato i 137.77 miliardi di dollari, registrando una crescita del 34,6%. Subito in coda si posizionano gli Stati Uniti – con 107.18 miliardi di dollari – e il Giappone che, con 88.66 miliardi, ha sorpassato i paesi dell'ASEAN occupando il terzo posto. Un primato incerto quello dell'Ue i cui recenti problemi "tra qualche tempo potrebbero avere effetti negativi e ripercuotersi sulla domanda di beni cinesi" spiega Kan Peng, economista di Citygroup. E alle affermazioni di Peng fa eco Brian Jackson, economista della Royal Bank of Canada, che prevede un netto indebolimento della domanda europea di prodotti provenienti dalla Cina