ANYANG, AUTORITA': GIRO DI VITE SU INVESTIMENTI ILLEGALI

Pechino, 3 gen.- Pugno di ferro contro gli schemi di investimenti illegali. Lo assicurano le autorità della provincia dell'Henan dopo che migliaia di manifestanti nel fine settimana si sono riuniti nella stazione ferroviaria di Anyang, nella provincia dell'Henan, per protestare contro l'incapacità dimostrata dai funzionari nel bloccare una serie di operazioni di investimento fallimentari. "Siamo stati truffati" hanno dichiarato alcuni dei dimostranti decisi a viaggiare per 500 km fino a Pechino per esternare le proprie lamentele nel caso in cui nulla dovesse cambiare. Secondo il China Business News e il microblog Weibo, la protesta di Anyang ha visto finire in manette 21 persone, mentre decine di poliziotti in assetto anti-sommossa si sono scontrati con i 'ribelli'.
Per Anyang non si tratta di un fenomeno nuovo: negli ultimi mesi la città si è trovata di fronte a un crescente numero di casi di fallimento di investimenti illegali. Le limitate opzioni di investimento e i bassi tassi d'interesse offerti dalle banche hanno spinto sempre più cinesi a cercare maggiori ritorni economici puntando su questi schemi illegali che operano perlopiù nel campo immobiliare. Ma qualcosa è andato storto e gli operatori sono fuggiti lasciando molti residenti di Anyang, zona prevalentemente agricola, sul lastrico.
Lo scorso settembre le autorità lanciarono una campagna che portò dietro le sbarre un centinaio di persone e che mise sottoinchiesta più di 40 società coinvolte in un giro di schemi di investimenti illegali da diversi milioni di dollari. Tuttavia domenica il governo della città ha ammesso per bocca del segretario del partito della città Zhang Guangzhi che "quello degli investimenti fraudolenti resta un punto debole" portato di nuovo sotto i riflettori dalle "dimostrazioni di massa esplose nel giorno di Capodanno".
Quella di Anyang è solo l'ultima di una lunga serie di proteste scoppiate in Cina negli ultimi mesi per dire no all'inquinamento, allo sfruttamento dei lavoratori , alla corruzione dei funzionari e alla confisca illegittima dei terreni da parte delle autorità locali. Ed è proprio su quest'ultimo campo di battaglia che i residenti di Wukan, in lotta da settembre contro un land grabbing che li stava lasciando senza più terreni da coltivare, hanno riportato una storica vittoria contro le autorità locali, le quali hanno promesso loro ampie concessioni (questo articolo). "Questa è la prima conquista dei contadini. E' già successo in passato per i ceti medi, ma è la prima volta che le autorità negoziano direttamente con i rappresentanti dei contadini. Potrebbe essere un primo passo verso nascita di una società civile" ha dichiarato ad AgiChina24 Jean Philippe Beja, Direttore di ricerca e Senior Researcher al Centre National de la Recherche Scientifique - Centre d'Études et de Recherches Internationales (CNRS – CERI) di Parigi. Secondo gli esperti negli ultimi anni in tutta la Cina si sono accesi circa 90mila focolai di protesta e il timore del Dragone è quello che il malcontento popolare possa sfociare in una sorta di primavera araba, sulla cui onda si erano fatte strada delle timide imitazioni a febbraio. "La primavera araba ha dimostrato che la repressione non è sempre una soluzione realista, però d'altronde negoziare con i contestatori porta anche alla caduta del governo. I dirigenti si trovano di fronte a un dilemma di non facile soluzione" ha commentato Beja.
di Sonia Montrella
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