Roma, 17 sett. – Un nuovo focolaio di tensioni tra la Cina e il Giappone si è acceso al largo del Mar cinese orientale. Ad innescare la miccia sono state le immagini riprese dall'aviazione giapponese che mostrano squadre cinesi in procinto di trivellare le isole Chunxiao – Shirakaba per i giapponesi – ricche di gas naturale e da tempo oggetto di contesa tra i due Paesi. Il territorio rientra in parte sotto il controllo cinese secondo il principio delle Chinese Exclusive Economic Zone (EEZ), e per circa 4 kilometri lungo sotto il controllo del Sol Levante. Secondo Katsuya Okada, ministro degli Esteri giapponese, Tokyo avrebbe già attivato i canali diplomatici per far luce sulla questione e le ricerche avrebbero smascherato le reali intenzioni della Cina. Pechino ha risposto alle accuse affermando che le operazioni in atto riguardano semplici lavori di riparazione. In realtà, secondo alcuni osservatori, quella cinese sarebbe l'ultima risposta al braccio di ferro in corso tra i due Paesi per la questione del peschereccio fermato il 7 settembre e l'arresto di 14 pescatori a seguito di una collisione dell'imbarcazione cinese con due motovedette giapponesi al largo delle isole Diaoyu (Senkaku per i giapponesi) nel Mar Cinese Orientale. A inasprire i rapporti tra le due potenze è stato soprattutto lo stato di fermo del capitano Zhan Qixiong accusato di avere intenzionalmente speronato le due motovedette di pattuglia, di aver violato l'EEZ giapponese e di aver tentato di evadere il carcere. Una procedura prevista però dalla legge giapponese, assicura il presidente del Gabinetto ( chief cabinet secretary) Yoshito Sengoku.
Immediata la reazione di Pechino che ha già provveduto a cancellare l'appuntamento tra le due superpotenze orientali fissato per questo mese nella capitale cinese, che vedeva in scaletta proprio un trattato di sviluppo congiunto delle risorse energetiche nelle zone contese del Mar Cinese Orientale. A ciò si sommano poi gli interessi economici dei due giganti: secondo le proiezioni cinesi le isole Diaoyu nascondono oltre 20mn di barili di petrolio e gas naturale pari al 20% delle riserve cinesi stimate. "Attualmente c'è un ostacolo nelle relazioni tra la Cina e il Giappone" dichiara la portavoce del ministero degli Esteri Jiang Yu."E speriamo che il Giappone provveda presto a eliminarlo". Jiang ha inoltre riferito che il premier Wen Jiabao non riceverà il primo ministro giapponese Naoto Kan nel corso del Summit delle Nazioni Unite che si terrà a New York la prossima settimana, né sono fissati altri appuntamenti in agenda. A inasprire ulteriormente i toni, l'accusa che Pechino ha rivolto al governo giapponese per le scarse cure riservate al panda morto nello zoo di Kobe. E secondo alcuni blogger la morte di Xing Xing (questo il nome del panda) sarebbe stata intenzionale e collegata all'arresto del pescatore. Nel frattempo le proteste si moltiplicano in tutta la Cina: a Pechino sono state organizzate delle manifestazioni anti-nipponiche di fronte all'ambasciata giapponese; a Canton, un uomo ha lanciato delle bottiglie contro il consolato e a Tianjin si è assistito al lancio di cuscinetti a sfera contro una scuola per bambini giapponesi. La China Federation of Defending the Diaoyu Island nega di aver organizzato una manifestazione prevista per sabato 18 settembre, data del 79simo anniversario dell'incidente di Liutiaohu, nel sud della Manciuria, durante il quale una bomba dell'esercito imperiale del Sol Levante fece esplodere una sezione della ferrovia giapponese nei pressi di Mukden (l'attuale Shenyang), fornendo ai militari giapponesi il pretesto per accusare i terroristi cinesi dell'accaduto e annettere così la Manciuria al Giappone. "Non ci sarà nessuna protesta sostenuta dalla nostra associazione. Si tratta di una invenzione dei giornali" riferisce al Global Times Li Wen, membro dell'organizzazione.
di Sonia Montrella
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