Anche la Cina ha il suo Tiger Woods
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Anche la Cina ha il suo Tiger Woods

Anche la Cina ha il suo Tiger Woods

Il business del golf oltre la Grande Muraglia. Termometro della ricchezza cinese
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di Micaela Cappellini
Di strada ne deve ancora fare, per raggiungere la notorietà di un campione come Yao Ming, il gigante cinese del basket di 2 metri e 26 portabandiera alle ultime Olimpiadi di Pechino. Ma nel suo piccolo, lo chiamano già il Tiger Woods del Dragone. Risponde al nome di Hu Mu, ha 20 anni, vive e si allena a Orlando, nelle file dei Florida Gators. Ed è il testimonial più noto di uno sport, il golf, che passo dopo passo sta prendendo piede nell'ex Celeste impero.
Domenica si è chiusa la 55esima edizione della Omega Mission Hills World Cup, la coppa del mondo di golf. Per la prima volta a vincerla sono stati due italiani, i fratelli Edoardo e Francesco Molinari. A ospitarla, sono stati i campi di Mission Hills, il maxi club di Shenzhen, nella Cina meridionale. Ha aperto i battenti nel 2007, e il Guinness dei primati lo ha subito incoronato come il più grande del mondo. Dodici percorsi, per 216 buche.
E ancora: venticinque anni dopo l'apertura del primo golf club moderno nella provincia del Guangdong, in Cina ci sono solo 500 circoli. Niente in confronto ai 18mila degli Stati Uniti, ma la Federazione italiana golf sul suo sito web ne conta meno di 400 per il nostro paese. Di certo, in nessuna parte del mondo i nuovi campi crescono a un ritmo del 30% all'anno come nei dintorni delle grandi megalopoli cinesi (la metà dei club si trova tra Pechino, Shanghai e la provincia del Guangdong).
L'Associazione cinese del golf vagheggia che in Cina ci siano 5 milioni di giocatori. Gli analisti di Kpmg, più prosaicamente, ne contano 300mila. Ma in crescita. E con portafogli discretamente panciuti. L'iscrizione a un golf club cinese si aggira intorno ai 53mila dollari. Perfettamente in linea con gli standard degli emiri del Golfo, ma in Irlanda alle buche si accede con 7.500 dollari soltanto. Per la tariffa week-end in Cina ci vogliono 161 dollari, sui campi dell'Algarve, in Portogallo, ne bastano 98.
Il golf come metafora di ricchezza, dunque. Uno sport che disegna la mappa dell'upper class cinese, e dà le dimensioni di quanto sia grande il mercato dei beni di lusso all'ombra dei grattacieli di Pechino. In un suo recente studio sulle prospettive di business degli investimenti sportivi in Cina, l'Economist Intelligence Unit ricorda che gli investitori stranieri stanno cominciando ad arrivare. La Jack Nicklaus Design sta realizzando 22 nuovi campi, che vanno ad aggiungersi ai 14 che già possiede. Mentre il progettista Brian Curley ha dichiarato che il suo fatturato cinese è triplicato negli ultimi cinque anni. Omega, Volvo e Hsbc si sono già aggiudicati la sponsorizzazione di alcuni eventi. E anche gli stessi marchi cinesi pare abbiano fiutato l'affare: il OneAsia Tour, tra gli altri, è pagato dagli eletterodomestici Midea. Rigorosamente made in China.
micaela.cappellini@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

01/12/2009
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