Anche Baosteel dimezza i profitti
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Anche Baosteel dimezza i profitti

Anche Baosteel dimezza i profitti

Aziende/2. Il quinto gruppo mondiale nell'acciaio nel 2008 ha prodotto 40 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2007
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Nel bel mezzo della crisi, il primo segnale di un serio coinvolgimento della Cina nella tempesta planetaria è stata la decisione del Governo di Pechino di comprare immediatamente tutto l'acciaio che si andava accumulando nei magazzini delle società produttrici.
Ora, appena qualche mese dopo, si profilano timidi segnali di ripresa, proprio seguendo le tracce del movimento via mare di materiale di ferro, essenziale per la produzione di acciaio. La Cina è titolare del 65-70% del minerale di ferro che si sposta per mare. E sembra che da oltre la Muraglia stiano ricominciando a comprarlo, visto che proprio quei noli marittimi sarebbero in lieve crescita.
Nel bel mezzo della crisi, non a caso, il primo nome a spuntare è stato proprio quello di Baosteel Group, il maggior produttore cinese di acciaio, il cui board chairman Chen Ying dichiarava che l'azienda avrebbe fissato la produzione in base alle tendenze del mercato e alle vendite mentre il presidente, Xu Lejiang, già configurava un ultimo trimestre 2008 in calo, con 480 milioni di tonnellate, 40 milioni di meno rispetto al 2007.
Il colosso cinese ha effettivamente chiuso i bilanci del l'ultimo trimestre 2008 in rosso, proprio dopo gli annunci della diminuzione del l'utile nell'ultimo scorcio d'anno. Che Baosteel ha chiuso con 2,8 miliardi di yuan circa, la metà rispetto al precedente trimestre (con 5,4 miliardi di yuan).
Leader dei siderurgici mondiali (è quinto) con una produzione di circa 22 milioni di tonnellate di acciai Baosteel in realtà è diventato un vero e proprio termometro della crisi. Seguire come vanno le cose in Baosteel, in Cina, ma anche nel mondo visto che il gruppo ha ramificazioni ovunque, è diventato un indicatore, tra i più empirici ma anche tra i più efficaci, per capire come vanno le cose nel mondo. Non solo dell'acciaio.
In Italia è stato tra i primi gruppi cinesi ad essere presenti, già dagli Anni 90, a Genova, grazie all'alleanza con il gruppo Malacalza, Vittorio Malacalza, settant'anni appena compiuti e i figli Davide e Mattia, che commercializza in esclusiva i prodotti Baostel per l'Europa.
Ormai il gruppo Malacalza è un colosso che dà lavoro a 350 dipendenti diretti e fattura oltre seicento milioni di euro divisi fra acciaio, costruzioni e nuovi business.
Proprio Davide Malacalza, amministratore delegato, ha di recente dichiarato, superando il tradizionale riserbo che caratterizza la famiglia nei rapporti con i media, che «è vero, qualcosa inizia di nuovo a muoversi, anche se è presto per poter tirare conclusioni».
Con l'alleanza con il Gruppo Castel ne è nata una nuova mission che è sintetizzata così dalla società: «Importare regolarmente dalla Cina in Italia tutta la gamma di produzione del Gruppo, distribuire la produzione dagli stabilimenti della Baosteel ai magazzini dei propri Clienti in Italia, evitando qualsiasi forma di intermediazione, stabilire un contatto diretto con la clientela italiana, fornendo non solo un prodotto qualitativamente avanzato ma anche un'assistenza tecnica e logistica tale da porsi come obiettivo quello di crescere e svilupparsi insieme ai propri clienti».
Produrre siderurgici di qualità superiore, insomma. Crisi a parte, i cinesi sentono il bisogno di migliorare il prodotto: Baosteel è, infatti, un centro siderurgico a ciclo integrale, la produzione di rotoli a caldo è iniziata nel 1989 ma gli impianti di questo centro siderurgico esprimono quanto di più tecnologicamente avanzato c'è nel settore.
Materiali offerti prodotti secondo le norme europee e anche un Centro di sviluppo Baosteel. In attesa che le navi del ferro davvero cominciano a ripartire.
R. Fa.

24/02/2009
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