Pechino, 18 gen. - Un sì tra le polemiche per la linea ferroviaria più costosa del mondo: i legislatori di Hong Kong hanno approvato sabato notte il progetto del treno ad alta velocità che collegherà l'ex colonia inglese alle città cinesi di Shenzhen e Canton entro il 2015. Si tratta di un progetto da 8.6 miliardi di dollari che integrerà maggiormente Hong Kong - Regione Amministrativa Speciale dotata di ampi margini di autogoverno fin dal tempo della restituzione alla Cina, nel 1997- con l'economia della ricca provincia del Guangdong e, quindi, di tutta la nazione. Le votazioni si sono svolte in un clima di tensione: sabato il Consiglio Legislativo di Hong Kong è stato circondato da centinaia di manifestanti che protestavano contro il progetto, percepito come una resa nei confronti delle pressioni di Pechino. La polizia ha disperso le proteste facendo ricorso all'equipaggiamento anti-sommossa, mentre all'interno del Consiglio Legislativo la proposta della nuova linea ferroviaria passava per 31 voti favorevoli contro 21 contrari. Alcuni dei rappresentanti del fronte democratico hanno dichiarato che l'approvazione del progetto "soffoca le legittime aspirazioni democratiche del popolo di Hong Kong" e hanno proposto una dimissione di massa e un referendum sul futuro costituzionale della Regione Amministrativa Speciale. La mossa ha prontamente suscitato le ire di Pechino: "La Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong è un'unità amministrativa della Repubblica Popolare Cinese - si legge in un comunicato del Consiglio di Stato - e non c'è alcuna base costituzionale per nessun cosiddetto 'referendum', che pertanto non avrebbe alcun effetto legale". L'ex colonia inglese è stata assimilata da Pechino nel 1997 sotto la formula "Un paese-due sistemi", ed è regolamentata da norme interne diverse dal resto della Cina. I prossimi mesi si annunciano come un periodo particolarmente "caldo" per le relazioni tra Cina e Hong Kong: i consiglieri della città, infatti, si troveranno a votare su un pacchetto di riforme costituzionali che potrebbero sfociare in vere e proprie elezioni dirette nella Regione Amministrativa Speciale, un'eventualità sgradita alla leadership di Pechino.