Pechino,30 mag. - Ancora allarme siccità nelle province centrali e orientali della Cina nelle quali la prolungata assenza di piogge sta letteralmente mettendo in ginocchio la popolazione locale. E dove prima rilucevano le acque del lago Poyang, nella provincia del Jiangxi, ora la vista cade su una distesa limacciosa di erba e fango. Sorte analoga è toccata ai laghi Honghu e Dongting, importanti bacini delle province dello Hubei e dello Hunnan. Secondo il Centro Nazionale Meteorologico ammontano a 15 miliardi di yuan le perdite economiche registrate nelle aree del medio e basso corso del fiume Azzurro, una situazione catastrofica che non si verificava da almeno 50 anni e che gli esperti ritengono non potrà essere risolta in tempi brevi. Dal mese di gennaio le precipitazioni nelle province del Jiangsu, Anhui, Jiangxi, Hubei e Hunan sono state del 40-60% in meno rispetto allo scorso anno, per un totale di 60 giorni di siccità. Questi i dati allarmanti del ministero degli Affari Civili, che ha annunciato lo stato di allerta in cinque regioni del Paese dove la difficile reperibilità di acqua potabile sta mettendo a repentaglio la vita di 4 milioni di persone. Ad aggravare la situazione ci sono anche i 3,7 milioni di ettari di campi coltivati andati distrutti che hanno inevitabilmente destato preoccupazioni per un eventuale ulteriore innalzamento dei prezzi dei vegetali, per i quali - tra il 23 e il 27 di maggio - si è già registrato un incremento del 19%.
In un'area in cui il principale sostentamento della popolazione locale è costituito dalla pesca e dall'agricoltura, il problema siccità, oltre ad allarmare, desta anche lo stupore generale. "Normalmente da queste parti sono le inondazioni la principale minaccia", commenta un coltivatore di riso dell'area del lago Honghu intervistato da Reuters. Il lago, separato dal fiume Azzurro per mezzo di una striscia di terra, in questo periodo dell'anno ha di solito una profondità di più di 1,5 metri contro i 40 centimetri attuali e la poca acqua rimasta viene incanalata e trasportata via per alimentare le industrie e gli impianti di itticoltura. "Un tempo il Cielo ci forniva più acqua del necessario, ma quest'anno ha smesso di aiutarci come se gli avessimo arrecato qualche torto" afferma ancora un vecchio contadino. Volere del Cielo o errore umano? Non sono poche le persone a ritenere che la devastante calamità che sta colpendo la Cina sia stata in buona parte causata dall'intervento dell'uomo: sotto accusa la scarsa attenzione prestata dal governo alla manutenzione delle strutture d'irrigazione e la costruzione della Diga delle Tre Gole che, come ammesso qualche giorno fa dal Consiglio di Stato, ha "fortemente modificato" il microclima dell'area creando difficoltà alla navigazione e alla fornitura d'acqua.
Intanto il governo centrale ha stanziato sussidi per quasi 2 miliardi di yuan nel tentativo di arginare le perdite registrate quest'anno, mentre l'ufficio per la Prevenzione il controllo delle acque ha ordinato di rilasciare parte dell'acqua raccolta nella Diga delle Tre Gole per cercare di alleviare il problema siccità nelle province bagnate dal fiume Azzurro. Ma sebbene il provvedimento abbia permesso l'irrigazione di ben 575 ettari di campi coltivati, il direttore della China Gorges Corporation si è dimostrato piuttosto preoccupato: "se non vi saranno precipitazioni prima del 10 giugno" ha affermato in un'intervista rilasciata al China Daily, "nemmeno la diga potrà più essere di alcun aiuto".
di Alessandra Colarizi
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