Alla foce dello Yangtze l'isola del made in Italy
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Alla foce dello Yangtze l'isola del made in Italy

Alla foce dello Yangtze l'isola del made in Italy

Grandi progetti. Investimento da un miliardo di dollari
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GENOVA
Camminare sul "lungomare Mazzini" o in "corso Donatello", come si potrebbe fare in una qualsiasi città d'Italia. Ed essere, invece, nel cuore della Cina, su un'isola a 220 chilometri da Shanghai, che ospita uno dei più grandi poli nautici del mondo, costruito con l'apporto di imprese italiane, all'insegna del lusso, del design avveniristico e dell'ecologia. Un progetto, indirizzato a clientela orientale, che potrà essere pronto in cinque anni, comporta un investimento da un miliardo di dollari e ha suscitato l'interesse di 64 aziende italiane.
Baia Blu d'Oriente, questo il nome del progetto, presentato al Salone nautico di Genova, ha come scenario l'isola di Zhoushan, situata alla foce del fiume Yangtze, sulla costa Sud-Est della Cina, in un arcipelago di 1.390 isole. L'area è stata classificata dal governo cinese "quarta zona speciale di sviluppo economico" della Cina e gode, quindi, di particolari benefici, tra i quali la possibilità di diventare zona franca. Le sinergie con l'Italia sono frutto di un accordo di cooperazione firmato a novembre tra la Provincia, la Camera di commercio e l'Autorità portuale della Spezia con il Comune di Zhoushan. E l'idea di Baia Blu d'Oriente nasce dalla collaborazione di un imprenditore cinese, Lu Shan, che risiede e lavora alla Spezia, con la società di progettazione Proship e con Roberto Donà, docente alla Bocconi. Un gruppo di imprenditori che intende portare avanti il progetto attraverso un fondo di private equity ad hoc, in fase d'avvio.
Ieri, alla Spezia, il vicesindaco di Zhoushan, Zhou Weijiang, ha firmato la cessione delle aree alla società Baia Blu d'Oriente srl di Lu Shan. E otto imprese italiane hanno sottoscritto lettere d'interesse per l'operazione. Si tratta di Termomeccanica ecologia, Edilteco (materiali edili), Ecods e Pinzani (due gioiellerie), Ats Advanced technology systems (arredi per yacht), Gico (impianti alberghieri), Rex 1933 (orologi), Di Bartolo (piscine). Mentre sono 64 le imprese tricolori che hanno mostrato interesse; tra queste, Beghelli, Fipa yachts, Azimut, Viareggio superyachts, Perini navi, Cerri, Consorzio di Parma e Frescobaldi.
«Abbiamo a disposizione – spiega Lu Shan – un'area di 3,5 chilometri quadrati, dei quali 1,72 di terraferma e 1,78 di specchio acqueo entro una diga. Vi realizzeremo una zona commerciale con 400 attività di imprese italiane, comprese moda, ristorazione, arredamento, cosmetica; un resort a cinque stelle e uno a sette stelle; un teatro d'opera con 6mila posti; 365 ville di lusso da vendere insieme a un posto barca e 1.200 appartamenti. Ci sarà anche un polo nautico con una marina da 1.200 ormeggi per yacht da 10 a 70 metri e un cantiere navale per la costruzione e la manutenzione delle barche. Il tutto all'insegna dell'italian lifestyle perché, in Oriente, lo stile italiano piace a tutti». I potenziali clienti di Baia Blu, in effetti, appartengono alla classe emergente di Cina, Giappone Corea e Taiwan. Notevole, nel progetto, l'impegno ecologico: la diga del porto filtrerà l'acqua gialla dello Yangtze, rendendola azzurra (se ne occuperà Termomeccanica) e la tecnologia italiana servirà anche a trarre energia da maree, sole e impianti microeolici.
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08/10/2011
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